Tutti conoscono l’importanza dell’igiene orale e della pulizia dei denti giornaliera. Non tutti, tuttavia, sanno della necessità di svolgere anche una corretta pulizia della lingua. O meglio molti lo sanno ma non lo fanno, ritenendo questa procedura non particolarmente importante. Non è così.
Sulla lingua sono presenti molti batteri della stessa natura di quelli che vanno ad alimentare la placca batterica. Un’eccessiva microflora sulla lingua può essere nociva sia perché va ad aumentare il carico di tossine che possono essere riassorbite dalle papille gustative sia perché incide in maniera importante sui cattivi odori all’interno della bocca. L’alitosi, infatti, non è soltanto un problema di salute ma è anche un grave problema sociale per chi ne soffre in maniera frequente o cronica.
Le cause dell’alitosi sono diverse ma nella maggioranza dei casi si tratta di una scarsa igiene orale. L’alitosi, tuttavia, non dipende solo da un’inefficiente o povera pulizia dei denti ma anche, in maniera importante, da una scarsa igiene per quanto riguarda la lingua. Pulire la lingua è un’abitudine che tutti dovrebbero avere.
La mattina soprattutto può succedere che, invece di avere il nostro colore naturale della lingua (superficie uniforme e di colore rosa), ci troviamo la lingua più o meno bianca. Questa patina linguale è ricca di microrganismi che producono composti solforati volatili e altre sostanze (acidi grassi a catena corta) che provocano nella bocca il cattivo odore.
Spero che a questo punto sia evidente l’importanza della pulizia linguale.
Ma cosa si usa per pulire la lingua? Principalmente si possono utilizzare tre metodi: -Lo spazzolino da denti con setole preferibilmente morbide, che può essere impiegato anche per la pulizia della lingua. -Uno strumento apposito chiamato raschietto linguale (o pulisci-lingua) studiato apposta per questa funzione. -Un semplice cucchiaio d’acciaio, che può svolgere una semplice pulizia della lingua.
Se hai già effettuato un intervento di implantologia, oppure se sei in procinto di sottoporti ad esso, è bene che tu sappia alla perfezione cosa potrai e non potrai mangiare nel post-operatorio.
Sebbene nel corso degli ultimi decenni le tecniche di implantologia siano migliorate e progredite a tal punto da portare al minimo i traumi chirurgici, comunque non è pensabile che dopo un intervento di chirurgia orale decisamente importante come quello implantologico il paziente ritorni regolarmente a consumare cibi e pietanze che consumava usualmente prima dell’applicazione dell’impianto.
Nel caso in cui, infatti, dovessero rendersi necessari particolari protocolli di chirurgia standard, il paziente potrebbe accusare tipiche sintomatologie post-operatorie quali ematomi, dolore e gonfiore.
In tal caso, la presenza di punti di sutura e ferite chirurgiche potrebbe con alta probabilità costituire un’ulteriore sfida e impedimento per il paziente, dal momento che questi potrebbero accusare difficoltà nella masticazione o si potrebbero verificare episodi spiacevoli come la penetrazione di residui di cibo all’interno delle lesioni.
Ecco, dunque, una guida puntuale dei cibi consentiti dopo l’applicazione di un impianto dentale!
Quali cibi mangiare dopo un intervento di implantologia: quali alimenti evitare e quali prediligere in prima giornata post-operatoria e quale dieta applicare dalla terza giornata in poi
Prima di addentrarci nell’elenco dei cibi da preferire in prima giornata dopo l’intervento, è bene fare un excursus delle indicazioni generali riguardo i cibi da evitare tassativamente.
Anzitutto, come facilmente intuibile, è del tutto sconsigliato l’assunzione di alimenti che possano in qualche modo irritare la mucosa orale e gengivale.
Vi sono, infatti, diversi alimenti che per la loro peculiare composizione molecolare sono caratterizzati da bassissimi livelli di pH: tra gli alimenti acidi sono certamente da annoverare l’aceto, gli agrumi in generale e i limoni.
Anche spezie particolarmente pungenti ed irritanti come il peperoncino e il pepe, essendo per natura piccanti, andrebbero del tutto evitati, sempre al fine di consentire alla mucosa oro-gengivale di avanzare indisturbata nella sua guarigione.
Bene, una volta compreso ciò, una delle regole cardine da seguire fedelmente durante la convalescenza consiste nel prediligere sempre e comunque pietanze cremose, morbide e tiepide: cibi troppo frastagliati e dalle forme appuntite e consistenze diverse, infatti, potrebbero traumatizzare ulteriormente il cavo orale, senza considerare il fatto che anche i muscoli masticatori, per ovvi motivi, non saranno nell’optimum di funzione.
Una volta messi a fuoco questi due aspetti principali, l’unica strada da seguire consiste sempre nel propendere per una dieta equilibrata e variegata dal punto di vista nutrizionale, che sia compatibile e confacente al quadro clinico di proprio interesse (valutare altre patologie).
Il momento certamente più delicato sarà il primo giorno di post-operatorio, ma se affrontato con il giusto stato d’animo e con la giusta accortezza all’alimentazione non impedirà in alcun modo di godere di tutti i pasti durante la giornata.
Per esempio, non occorre assolutamente rinunciare ad un’ottima colazione al mattino: generalmente, infatti, è consigliabile far colazione con un tè o un cappuccino che non siano bollenti (quindi tiepidi), e accompagnare con dei biscotti adeguatamente inzuppati.
Sono altresì consigliabili purea di frutta (privata dei semi) e yogurt a temperatura ambiente (assicurarsi di toglierlo qualche minuto prima dal frigorifero).
Dal momento che la caratteristica principale che una pietanza deve possedere è la morbidezza, vien da sé che per il pranzo il piatto che più rispetta tale esigenza è la vellutata di verdure, ma qualora foste desiderosi di non privarvi del tutto della consistenza degli alimenti la scelta che è maggiormente consigliabile è quella di portare a bollore le verdure non filamentose (per esempio i funghi champignon, la zucca, i broccoli, le zucchine, il cavolo) e consumarle una volta arrivate a temperatura ambiente (o comunque raffreddate).
Per implementare un corretto apporto proteico, inoltre, è consigliabile il consumo di omelette, pesce bollito o formaggio morbido.
Dal terzo giorno post-operatorio si inizierà a scorgere la luce in fondo al tunnel: dopo le 72 h, infatti, il processo di guarigione sarà a buon punto e la maggior parte delle ferite si risolveranno di qui a breve.
È, dunque, possibile d’ora in avanti tornare pian piano ad implementare la pasta, stando ovviamente attenti a cuocerla bene, e il macinato di carne.
Dopo circa sette giorni dall’impianto dentale, è possibile finalmente tornare al regime alimentare preferito prima dell’intervento, assicurandosi comunque di non consumare cibi troppo duri per almeno altri due mesi, tempo necessario affinché si completi il processo di osteointegrazione.
Ricapitolazione del regime da seguire dopo impianto dentale
Sintetizzando quanto riportato sopra, dovrete:
Seguire un regime alimentare equilibrato, implementando tutti i nutrienti;
Evitare cibi duri, freddi, caldi, piccanti, acidi e granulosi per le prime 72 ore;
Introdurre nuovamente pasta ben cotta e macinato di carne alle 72 ore;
Tornare alla dieta regolare dopo sette giorni;
Non consumare cibi troppo duri per i due mesi che seguono l’impianto dentale.
Non esitate a contattarci per qualsiasi dubbio a seguito di un intervento di implantologia.
Ti è mai capitato di andare dal dentista e rimanere sorpreso alla vista di tutti quegli strumenti in bella vista? Se anche a te è venuta la curiosità di sapere cosa sono, come si chiamano e soprattutto a cosa servono, questa è l’articolo giusto per te. Andiamo alla scoperta degli strumenti del dentista.
Gli strumenti più usati prima di cominciare la seduta
Uno dei primi strumenti che ti sarà certamente capitato di vedere e che il tuo dentista avrà usato, è quello chiamato ‘impianto di aspirazione‘.
Si tratta di quel tubicino che il dentista ti mette in bocca, collegato appunto ad un aspiratore, che serve per eliminare (cioè aspirare) la saliva che immancabilmente ti troverai a produrre.
Il riflesso della salivazione infatti è normale ed anzi è fisiologico, ed in alcune situazioni può essere anche abbondante. È proprio il caso della seduta dal dentista dove, poiché devi stare il più fermo possibile, non puoi inghiottire né sputare la saliva.
Il dentista del resto non può lavorare se non vede bene nella tua bocca, e quindi si comincia sempre con questo strumento. Rulli in cotone: ecco un altro strumento che viene usato dal tuo dentista prima di cominciare ad operare all’interno della tua bocca.
Si tratta di rulli che servono ad assorbire i pezzettini microscopici di denti prodotti ad esempio dalla trapanazione. Entrambi gli strumenti si posizionano all’inizio e possono certamente risultare un pochino scomodi.
Devi sempre tenere presente che il tuo dentista lavora nel tuo interesse e quindi avere la visuale libera e soprattutto la bocca pulita, è fondamentale anche per la tua sicurezza.
Non sarebbe infatti buona norma se alcuni pezzettini di detriti (magari un pezzettino di una capsula vecchia) venissero inghiottiti.
Strumenti che si usano in seduta
Veniamo adesso agli strumenti che generalmente un professionista usa mentre lavora nella bocca.
Il primo, che non puoi fare a meno di notare, è lo specchio. Potrebbe sembrarti superfluo, ma in realtà lo usa per vedere zone altrimenti in ombra e inaccessibili. Potrebbe trattarsi della gengiva, o di una piccola perdita di sangue, o punti difficili da raggiungere con lo spazzolino per vedere se sono ben lavati.
Altro strumento molto utile è la sonda. Si tratta di quello strumento fatto in acciaio inossidabile, che serve per operare materialmente sui denti o sulle gengive. E’ uno strumento sterilizzato che il dentista poi riutilizza.
Veniamo adesso ad uno degli strumenti più temuti del dentista ma che in realtà rappresenta quello più utile. il trapano. Poiché quando il dentista lo utilizza tu sei sotto anestesia, non puoi sentire nulla. Eppure questo strumento, azionato generalmente con un pedale (perché naturalmente il dentista ha le mani occupate), si rivela un ottimo alleato in quanto è in grado di eliminare con pochi passaggi carie e altre parti del dente che devono essere rimosse.
A proposito del trapano, potrebbe interessarti sapere che ce ne sono di due tipi:
a turbina: che sono azionati con l’aria compressa. Sapevi che questo tipo di trapano può raggiungere l’incredibile velocità di mezzo milione di giri al minuto?
elettrici: che come dice il nome stesso posseggono all’interno dei piccolissimi motori molto potenti. La loro velocità di rotazione è molto più bassa, non arrivando nemmeno, si fa per dire, a 50.000 giri al minuto.
La scelta dell’uno o dell’altro tipo dipende dall’esperienza del dentista. La turbina è più veloce e si usa per lavori che richiedono più prontezza.
Il micromotore è più preciso e si preferisce per i lavori, appunto, di precisione. Ecco poi un altro strumento che si usa in seduta qualora un dente debba essere estratto.
Quello strumento che il dentista usa per togliere un dente si chiama appunto pinza o, altrimenti forcipe. Non deve impressionarti questa procedura perché, oltre ad essere effettuata in anestesia, viene praticata con un attrezzo che si adatta perfettamente al dente da estrarre.
Si compone infatti di una parte che letteralmente circonda il dente ed aderisce in modo da essere utilizzato in tutta sicurezza e senza danni collaterali.
Gli ultimi strumenti usati in seduta
Poniamo il caso che il dentista abbia estratto un dente o abbia rimosso solo una parte di esso. Si sarà creato uno spazio vuoto che andrà necessariamente riempito per evitare infezioni o che residui di cibo vi finiscano dentro.
In questo caso userà quelli che si chiamano ‘strumenti per il riempimento‘. Si tratta di strumenti che si presentano come dei cavi lunghi con un’estremità appiattita. Servono per spingere con delicatezza ma fermezza il materiale con cui il dentista riempirà lo spazio rimasto.
Come vedi quindi una seduta dal dentista non è poi così terribile, ed anzi, conoscendo gli strumenti puoi sentirti ancora più sicuro e tutelato, oltre che sempre protetto e sano.
Penso tu ti sia accorto che quando vedi per la prima volta una persona che non conosci sei fortemente influenzato da particolari estetici del suo aspetto fisico. Una persona con una caratteristica del viso particolarmente “anti-estetica” ti darà immediatamente un’impressione negativa.
So che è sbagliato, perché magari è la persona più buona, gentile, meritevole ed intelligente del mondo ma la tua PRIMA IMPRESSIONE sarà negativa.
Questo è l’EFFETTO ALONE.
Vale anche al contrario, e questo è il motivo per cui nelle pubblicità si utilizzano solo modelli e modelle affascinanti. Perché ci danno istintivamente un’impressione positiva anche se poi magari non è proprio la miglior persona del mondo.
CI SONO UNA MAREA DI SITUAZIONI IN CUI LA PRIMA IMPRESSIONE E’ FONDAMENTALE!!
Pensa ad esempio ad un colloquio di lavoro, alla presentazione di un progetto presso un cliente, o alla semplice relazione commerciale con un cliente che i negozianti hanno decine di volte al giorno… o magari ad un esame orale fondamentale con degli esaminatori che non ti hanno mai visto prima.
Basta una caratteristica “negativa” del tuo viso per farti giudicare negativamente in toto. E questo non perché l’altra persona è superficiale! Ma semplicemente perché il cervello di tutti noi funziona in questo modo.
E sai qual è l’aspetto del viso che più frequentemente ne compromette l’estetica?
Hai indovinato: IL SORRISO.
E spesso purtroppo anche se ci sono dei difetti evidenti non ce ne accorgiamo perché siamo abituati a vederci così… oppure ce ne rendiamo conto e prendiamo l’abitudine di non sorridere mai o di coprire i denti con la mano!
Ma possono esserci una marea di difetti che vengono immediatamente notati da chi ci vede la prima volta:
denti storti, denti troppo scuri, denti troppo piccoli, denti rotti o consumati, denti macchiati, otturazioni o capsule vecchie che sembrano finte a un chilometro… gengive ritirate che espongono la radice e fanno sembrare i denti molto lunghi.
Fortunatamente oggi possiamo intervenire in modo molto più conservativo di un tempo su queste situazioni ripristinando un’estetica ottimale senza creare danni aggiuntivi ai denti, senza devitalizzarli e senza usare nessun materiale metallico che prima o poi rischierebbe di diventare evidente.
Vedi, proprio come abbiamo fatto con questa giovane paziente nel fiore dei suoi anni e nel pieno della sua carriera lavorativa.
Se pensi che il tuo sorriso possa essere migliorato e vuoi capire come fare, puoi rivolgerti a noi di Dental One !!!
Il turismo dentale è la tendenza sempre più diffusa in Italia a cercare dentisti e cure odontoiatriche all’estero, in particolare nei paesi dell’Est Europa, con tutti i pericoli per la salute che spesso una tale scelta comporta. L’acuirsi di questa tendenza è da cercarsi nella crisi economica, nei sempre più facili spostamenti all’interno del continente e in parte anche nella promozione operata da programmi televisivi in cerca della notizia facile.
In Rete sono numerose le testimonianze, i forum e le opinioni che riguardano i servizi offerti dai dentisti all’estero, molte di queste fonti sono però poco attendibili perché nascondono intenti promozionali piuttosto che una reale volontà di informare. A tale proposito è nata l’iniziativa promossa da uno specialista italiano, Gilberto Triestino, con il sostegno di molte sigle sindacali e del Movimento Consumatori: si tratta di una petizione contro tutta la pubblicità che inganna le persone e svaluta il lavoro dei professionisti.
Così come è di quest’anno la lettera di diffida inviata dal presidente della CAO, Giuseppe Renzo, a una società moldava di turismo dentale per intimarla a cancellare o almeno modificare un articolo apparso sul loro sito, nel quale si denigrava l’operato degli odontoiatri italiani.
Le cause: perché si fanno i “viaggi dentali”?
Le motivazioni di tale decisione sono quasi sempre le stesse:
Prezzi bassi
Tempi brevi
Pacchetti low cost “volo+soggiorno”
Stando alla ricerca svolta da Eurispes per l’Associazione Italiana Odontoiatri sono circa 30.000 gli italiani che nel 2013 hanno optato per terapie dentistiche all’estero, numero che negli ultimi anni è salito, stimolato da disinformazione e dal proliferare di offerte promosse sul Web. Allo stesso tempo è cresciuto il numero di individui che per motivi economici non effettua nemmeno una visita all’anno per verificare lo stato dei propri denti.
A questo punto verrebbe naturale chiedersi come mai in Italia i costi sono così alti, ebbene sempre dalla ricerca di Eurispes emerge che i motivi principali sono le spese per le pratiche amministrative a carico dei professionisti dentali, la pesante tassazione che ostacola le imprese e, in modo indiretto, anche i conflitti di competenze tra Stato e Regioni in materia di sanità. Il prezzo finale dei trattamenti cerca quindi di contenere le spese e mantenere uno standard qualitativo alto e soddisfacente per i pazienti, caratteristica spesso non garantita dalle strutture sanitarie delle nazioni che ospitano i turisti dentali.
I tipi di interventi per cui si parte sono di solito quelli più complessi come impianti dentali, otturazioni, estrazioni o l’acquisto di apparecchi ortodontici, ma non mancano casi di semplici sbiancamenti e pulizie.
I rischi per la salute e come individuare le truffe
Non si mette in dubbio che in questi Stati esistano studi e professionisti di qualità, sarebbe scorretto e falso, ma prima di optare per tali soluzioni bisogna controllare la presenza di eventuali campanelli d’allarme. Se si sceglie alla cieca, e nel peggiore dei casi si vuole poi denunciare chi vi ha danneggiato, il rischio è di rimanere incastrati in situazioni complicate, sappiamo tutti che le denunce a società e persone fuori dal territorio italiano sono complesse e dispendiose. Ma vediamo alcuni indizi per identificare le truffe relative al turismo dentale:
Tempistiche troppo brevi: per i casi complessi diffidate di tempi di intervento della durata di una settimana o anche meno. Un trattamento efficace e di lunga durata ha bisogno di diagnosi accurate e spesso di settimane di recupero tra un intervento e l’altro.
Prezzi troppo bassi: spesso nascondono materiali scadenti che costringono a successivi interventi quindi a ulteriori spese. Per evitare le truffe chiedete sempre un preventivo dettagliato che fornisca tutte le informazioni su materiali e tecniche impiegati.
Cliniche molto grandi: contrariamente a ciò che si può pensare più sono grandi più si bada alla quantità delle operazioni piuttosto che alla qualità. Un ottimo modo per fare cassa a spese dei pazienti.
Riconoscimenti ufficiali e titoli di studio poco chiari: chi opera in queste strutture spesso non è iscritto agli albi professionali, possiede titoli di studio forniti da università non riconosciute e non produce articoli scientifici su riviste accreditate.
Inutile poi ricordare che nessuna anonima clinica potrà competere con il rapporto di fiducia che si instaura negli anni tra paziente e odontoiatra e che il più delle volte garantisce l’applicazione della terapia corretta. Non è mai banale dire che la salute è fondamentale, su di essa non è sano fare economia.
Senza nervo, il dente risulta “disidratato” e assume una consistenza più “vetrosa” che lo rende più soggetto a incrinature e fratture.
Ma il problema principale è di natura meccanica.
Cerco di spiegartelo con delle immagini.
Quando il dente viene sottoposto a dei carichi di masticazione la natura ha impostato una anatomia adeguata a sostenerli.
Ma se il dente si caria, e spesso questo accade tra un dente e l’altro, per rimuovere la carie si abbatte una delle creste che uniscono la parte esterna del dente a quella interna.
Se la carie arriva al nervo e quindi si deve procedere con la devitalizzazione, il dente deve subire un altro buco profondo in centro alla sua struttura, per permettere al dentista di accedere al nervo da rimuovere.
A questo punto due terzi del “terrapieno” che univano la parete del dente rivolta verso la guancia a quella interna (verso il palato o la lingua) non ci sono più e se per caso la carie coinvolgeva anche l’altro punto di contatto del dente ecco che le due pareti residue non sono più collegate tra loro nella zona che subisce i carichi di masticazione.
A questo punto l’unica porzione di dente che unisce le due pareti è il pavimento del dente, sotto il livello della gengiva, dove iniziano le radici.
Le due pareti residue del dente, ora, quando masticano attivamente, scaricano le forze su una superficie molto più lunga e funzionano proprio come delle leve, che potranno creare una frattura nel dente proprio a livello del pavimento situato sotto la gengiva
Risultato?
Spesso il dente va estratto.
In qualche caso si riesce ancora a recuperarlo ricorrendo a un intervento che si chiama “allungamento di corona clinica” che prevede di abbassare gengiva e osso per poter “acchiappare” ancora un po’ di dente per incapsularlo.
Come evitare questo PROBLEMA DIFFUSISSIMO?
Semplicemente togliendo dalla sollecitazione masticatoria le superfici residue del dente.
Questo si ottiene abbassando il dente di 2-3 mm e incollando su questo una ricostruzione che prepara il tecnico in laboratorio. Questa tipologia di ricostruzione si chiama intarsio e permette di risparmiare molta sostanza dentale sana rispetto all’altra classica modalità di ricostruzione dei denti devitalizzati che è la classica corona in ceramica o capsula come la conoscono alcuni pazienti.
Una terza soluzione adottabile in alcuni casi è di fare semplicemente una otturazione dove il dentista ricostruisce lui a mano libera, magari aiutato da apposite guide, le cuspidi del dente, soluzione consigliabile solo quando le pareti residue del dente sono ancora abbastanza spesse.
Il messaggio che volevo trasmetterti è che se un dente è devitalizzato le parti residue del dente devono essere tolte dalla masticazione ricoprendole, fatta eccezione per alcuni casi rari in cui la struttura del dente è ancora abbastanza robusta da poter sostenere i carichi di masticazione.
Purtroppo ogni mese vediamo in urgenza persone che si presentano perché hanno sentito un “crack” e hanno male e spesso il dente è ormai da togliere.
Sovente sul dente devitalizzato viene fatta una semplice otturazione per far risparmiare o per fare prima, ma questa scelta rischia di portarti a una spesa maggiore sia in termini biologici, sia a livello economico, perché la soluzione sarà quella di estrarre il dente e mettere un più costoso e meno naturale impianto.
Presentiamo di seguito un caso di ricostruzione estetica di un incisivo laterale:
La paziente si è presentata presso i nostri studi con un evidente inestetismo dentale, evidenziando la necessità di risolvere il problema.
Non potendo trattare l’elemento protesicamente si è optato per la ricostruzione in composito. Il lavoro eseguito, di carattere altamente estetico, ha permesso alla nostra paziente di mantenere una corretta e funzionale occlusione, donando al dente un visibile miglioramento estetico.
Le ricostruzioni estetiche in composito sono indicate, infatti, per: migliorare il colore dei denti (denti gialli, denti scuri, denti macchiati) migliorare le forme dei denti (denti storti, denti fratturati) allineare la posizione dei denti.
Per informazioni e prenotare una visita contattaci :
La rigenerazione ossea è una particolare tecnica di ricostruzione che si esegue su pazienti che soffrono di malattie paradontali, che sono stati sottoposti ad interventi di rimozione dentale che hanno ridotto la consistenza dell’osso mandibolare o mascellare o semplicemente hanno perso uno o più denti.
Questa tecnica consente di ripristinare lo spessore, l’altezza e la solidità dell’osso compromesso al fine di poter operare su di esso innesti dentali e altri interventi.
La rigenerazione ossea dentale è una tecnica chirurgica molto all’avanguardia che consiste nell’applicazione di miscele di osso sintetico e osso organico sull’osso da rigenerare, fornendo quindi all’organismo la materia prima necessaria a ripristinare il volume osseo laddove è carente.
L’innesto osseo viene sempre protetto da una membrana, che impedisce alle cellule gengivali di svilupparsi al di sopra dell’innesto. Questo accorgimento è necessario poiché le cellule gengivali si sviluppano molto più velocemente di quelle ossee, e potrebbero ricoprire l’innesto prima che le cellule ossee si siano moltiplicate come desiderato.
Questa tecnica si utilizza generalmente a seguito di carenza di perdite o estrazioni dentali che hanno compromesso la solidità dell’osso mascellare, malattie paradontali, rimozione di cisti e neoplasie, osteoporosi, erosione dell’osso in un paziente che ha portato a lungo una protesi mobile.
Rigenerazione ossea dentale: tipi di innesto
Le tecniche utilizzate per questa pratica sono essenzialmente due:
Rigenerazione con membrane riassorbibili
Questa tecnica prevede l’applicazione di un innesto osseo particolato, composto da osso sintetico e osso biologico (proveniente da animali, prelevato dallo stesso paziente o da un donatore), al di sotto di una membrana progettata per essere riassorbita dai tessuti e fissata con un micro pin in platino. Quando la membrana si sarà disciolta il dentista dovrà soltanto rimuovere il pin. Questo tipo di membrana è particolarmente utile negli interventi necessari a ripristinare lo sviluppo orizzontale dell’osso.
Rigenerazione con membrane non riassorbibili
Il sistema di applicazione è identico al precedente, ma la membrana non riassorbibile viene utilizzata per ripristinare ossa profondamente danneggiate, che hanno perso principalmente millimetri in altezza o contemporaneamente altezza e spessore. Questo tipo di membrana permette di risolvere anche problemi molto gravi: è realizzata in politetrafluoroetilene espanso con un’anima in titanio ed è fissata con pin o microviti in titanio.
Decorso post-intervento e benefici
Dopo l’intervento è strettamente necessario che il paziente eviti alcool, fumo e caffè per almeno 3 giorni, al fine di non compromettere la corretta cicatrizzazione dei tessuti.
Successivamente si deve disinfettare la ferita con collutorio antibatterico evitando di sfregare la zona con uno spazzolino. Si può utilizzare uno spazzolino a setole morbide sulla zona circostante la ferita solo alcuni giorni dopo l’intervento.
La rimozione dei pin ed eventualmente della membrana avviene 9 mesi dopo la loro applicazione e, successivamente, si può procedere a effettuare tutti gli interventi di chirurgia odontoiatrica necessari al paziente, come l’inserimento di impianti fissi.
Il principale vantaggio della rigenerazione ossea consiste nella possibilità di ripristinare completamente la funzionalità dentale preservando la fisionomia del paziente. Si tratta inoltre di un’operazione praticamente indolore poiché viene solitamente effettuata con un paziente in anestesia vigile.
Lo sbiancamento dentale eseguito sotto il controllo del professionista è garanzia di sicurezza e di possibilità di ottenere i migliori risultati possibili. Lo sbiancamento deve infatti essere eseguito solo dopo un’attenta anamnesi del paziente grazie alla quale verrà identificato il trattamento più adeguato alle sue esigenze e deve essere preceduto da una pulizia professionale dato che la placca inibisce o riduce l’effetto degli agenti sbiancanti. Infine il professionista dentale supervisiona l’intero processo, controllando i progressi e trattando eventuali effetti collaterali quali la sensibilità.
Scopri come avere il sorriso che hai sempre sognato!
Il gel sbiancante Opalescence contiene la Formula PF con Nitrato di Potassio e Fluoro.
E’ formulato per prevenire la disidratazione dei denti e la recidiva (il ritorno al colore iniziale del dente)
Opalescence Go, è un sistema di sbiancamento domiciliare con mascherina universale a base di Perossido di Idrogeno al 6%, al gusto menta e anguria
Opalescence PF, è un sistema di sbiancamento domiciliare con mascherina personalizzata disponibile al 10% e al 16% di Perossido di Carbammide, al gusto menta, anguria e insapore
E’ utilizzabile, a seconda delle concentrazioni, di giorno o di notte
E’ un gel viscoso per non fuoriuscire dalla mascherina
Contattaci per prendere un appuntamento con una delle nostre Igieniste dentali che saprà quale prodotto utilizzare in base alle tue esigenze !
Laureata a pieni voti con dignità di stampa in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli studi di Genova.
Nel 2016 ha conseguito il Master di II livello in Ortodonzia presso l’Università Federico II di Napoli, nel 2017 ha completato il Corso di Perfezionamento di Soluzioni Cliniche Avanzate nelle Nuove Tecnologie in Ortognatodonzia presso L’Università degli Studi di Genova.
E’ socia SIDO ( Società italiana di Ortodonzia ) e SIBOS ( Società Biomeccanica e Ortodonzia Segmentata ).
Ha preso parte in qualità di relatrice a diverse giornate di aggiornamento e collabora peer reviewer con accreditate riviste del settore .
E’ co-autrice di oltre 20 articoli pubblicati su riviste specialistiche nazionali ed internazionali , ed è co-vincitrice del miglior poster Società Italiana di Ortodonzia nel 2021.
Svolge attività di libera professionista dedicandosi alla pratica esclusiva dell’Ortodonzia .