La Radiografia Endorale è un esame radiologico odontoiatrico che viene utilizzato per avere informazioni su uno o più denti, in genere non più di 3. … Tale indagine riesce a mettere in evidenza l’anatomia del dente di interesse, permettendo di analizzare le sue parti, cioè corona, radice e gengiva.
Attraverso la radiografia endorale, un esame di radiologia odontoiatrica, il dentista può avere informazioni specifiche riguardanti una zona circoscritta della bocca del paziente, in genere di un paio di denti al massimo. Le informazioni che possono essere rilevate da questa radiografia riguardano la radice, la gengiva, il legamento parodontale e l’osso alveolare.
*Tipi di radiografie endorali
Radiografia endorale bite-wing: indicata per verificare l’eventuale presenza di carie.
Radiografia endorale periapicale: mostra l’intera lunghezza di ciascun dente, dalla corona alla radice ed è la più indicata per valutare la condizione di un granuloma o di un ascesso dentale.
Radiografia endorale occlusale: è più grande rispetto alle precedenti e consente di ottenere la rappresentazione dei ¾ circa di un’arcata.
*Come si effettua?
Viene definita “endorale” in quanto si effettua con il supporto di una lastrina che viene inserita proprio all’interno della bocca del paziente, generalmente sorretta e tenuta ferma da uno sostegno in plastica che viene morso.
L’apparecchio per la radiografia viene appoggiato alla guancia del paziente ed emette radiazioni ionizzate dirette alla lastrina; in pochi secondi conclude poi la radiografia, facendola comparire immediatamente sullo schermo del computer del dentista.
*Quali sono i rischi?
Il paziente viene protetto dall’irradiamento attraverso una mantella o grembiule piombato e da un collare, al fine di evitare che le radiazioni possano colpire la tiroide, organo molto sensibile.
Per maggiori informazioni su questo esame o per fissare una visita di controllo, non esitate a contattarci ai nostri numeri : 010/508017- 010/9912857 – 019/7702017
La scelta dello studio dentistico è un passaggio importante per la nostra salute. Quali sono le principali caratteristiche che uno studio dentistico deve possedere per essere ritenuto affidabile ed essere scelto dai pazienti? Insomma, come scegliere un bravo dentista?
Prima di procedere è importante ricordare che lo studio dentistico non va cercato solo da chi ha un problema di carie, da chi sta perdendo i denti o da chi intende risolvere un problema legato all’estetica dentale, ma da tutti, perché oggi il modo migliore per non avere problemi e non andare dal dentista, è fare prevenzione. La pulizia dei denti professionale è un intervento di prevenzione che andrebbe sostenuto ogni sei mesi ed è necessario, dal momento che per quanto ci si possa lavare i denti con frequenza, l’accumularsi di tartaro tra gengiva e denti è inevitabile. Un bravo dentista serve prima e di più a chi ha i denti sani, per consentire che sani rimangano.
Quanto è vicino a casa mia lo studio del dentista?
La vicinanza dello studio dentistico è un fattore utile ma non deve orientare la tua scelta. Anche se gli interventi di cui hai bisogno sono semplici come uno sbiancamento, una pulizia dei denti o la cura di una piccola infezione alle gengive è importante scegliere correttamente uno studio dentistico. Infatti, per quanto la breve distanza tra casa tua e lo studio dentistico sia indubbiamente una comodità, è anche vero che una semplice pulizia dei denti fatta male può arrecare enormi danni alla bocca di un paziente, quindi in linea di massima è meglio trovare la determinazione per farsi qualche chilometro in più e arrivare in centro per farsi visitare da un bravo dentista, cioè da chi ha maggior esperienza.
Un bravo dentista che costa poco: come trovarlo?
Nessuno è contrario a risparmiare, sia chiaro, ma un’offerta su Groupon per la pulizia dei denti a 30 euro, è molto spesso indice di un servizio di bassa qualità erogato da un dentista poco esperto che cerca di aumentare il proprio numero di pazienti investendo il suo tempo in terapie a basso costo. Se ci pensi un’offerta del genere, considerando anche il fatto che Groupon trattiene il 50 per cento dell’importo, è un investimento in perdita che può essere affrontato solo da chi è alle prime armi, o da chi non ha più pazienti al proprio studio.
Non correre rischi lasciandoti attrarre dal solo costo basso dei trattamenti; cerca di informarti sulla qualità percepita da chi è già stato in cura presso quello studio. Se parliamo di interventi di routine, il passaparola è un buon biglietto da visita per un bravo dentista, quale che sia il suo campo.
Come scegliere studio dentistico per estetica dentale
Un altro punto di domanda riguarda la scelta dello studio dentistico per motivi di estetica dentale. Tutti vediamo in televisione i sorrisi perfetti dei personaggi dello spettacolo che talvolta fanno da testimonial per questo o quello studio dentistico, ma anche in quel caso, il miglior risultato estetico, se parliamo ad esempio di faccette dentali, viene dalla specializzazione, dall’essere accreditati presso la comunità scientifica, non dal pubblicare in giro le foto insieme all’attrice del momento. Puoi approfondire alcuni argomenti nel nostro Blog di Odontoiatria rivolto ad un pubblico di Odontoiatri zerodonto.com. Qui puoi trovare casi clinici di professionisti riconosciuti a livello internazionale nel loro settore.
Scegli il dentista in base al tuo problema
In effetti sarebbe opportuno per lo meno nei casi più seri, trovare il coraggio di sottoporsi ad una seduta di pulizia dei denti presso lo studio di un parodontologo, perché possiede le competenze per praticare una pulizia dei denti in profondità, mediante una o più sedute di curettage eseguiti con manipoli sonici in cui si riesce a eliminare il tartaro sotto gengivale, causa principale delle infezioni e del sanguinamento che precedono la piorrea (appunto la parodontite) nei pazienti geneticamente predisposti a svilupparla.
Se stai cercando sul web lo studio dentistico di un buon parodontologo, di un buon ortodontista o di un altro specialista ti suggeriamo di fare una buona ricerca su Google, senza fermarti al primo studio che trovi, ma verificando le referenze nel curriculum dei professionisti che esercitano la professione in quello studio. La maggior parte degli studi dentistici on line pubblicano i curricula dei dentisti, quindi non devi fare altro che confrontarli e fare la tua scelta.
Il fluoro è un minerale che ha la straordinaria capacità di legarsi con i minerali che compongono lo smalto dentale, rafforzandolo. Dunque il fluoro fa male ai denti? Vista la sua capacità di rendere lo smalto dentale più resistente agli attacchi degli acidi potremmo dire di no. Il fluoro infatti svolge una funzione protettiva e remineralizzante davvero fondamentale: ogni giorno i nostri denti sono esposti all’aggressione degli acidi prodotti dalla placca, capaci nel tempo di intaccare lo scudo protettivo dei denti. La demineralizzazione dei denti apre la porta allo sviluppo di carie, dapprima piccole, poi potenzialmente più grandi e profonde via via che il dente si demineralizza sempre di più. Grazie alla sua capacità di remineralizzare lo smalto dentale e di rendere i denti più forti e difficili da attaccare dagli acidi che provocano la carie, il fluoro è un minerale cruciale per la salute del cavo orale. Ma perché allora viene messo sotto accusa e perché c’è chi dice che invece il fluoro fa male ai denti? Occorre essenzialmente dire che il fluoro può essere somministrato a grandi e bambini attraverso due metodologie: per via topica e per via sistemica. Il fluoroassunto per via topica, ovvero esterna, è quello comunemente contenuto all’interno dei dentifrici classici, nei collutori o negli altri prodotti utilizzati per la salute e l’igiene della bocca, comprese alcune gomme masticabili che dovrebbero sostituire l’uso dello spazzolino quando ci si trova fuori casa.
Questo tipo di fluoro fa male ai denti? No, se non si esagera e se non lo si assume nel modo sbagliato: il fluoro assunto attraverso il dentifricio o il collutorio, agisce esternamente al dente, sullo smalto, sulle gengive e sulle mucose della bocca aiutando a rinforzarne le difese contro l’attacco della placca e dei batteri. Il fluoro viene così attivato tramite lo spazzolamento dei denti o tramite l’atto di risciacquare la bocca, dunque questo utilizzo del fluoro non fa male ai denti. Diversa la situazione in cui sono i bambini piccoli a utilizzare dentifrici ricchi di fluoro senza la supervisione dei genitori, perché il rischio di ingestione è alto. In quel caso il fluoro fa male ai denti? No, ma non è propriamente salutare ingerirlo in questa forma. L’altro modo per assumere fluoro è per via sistemica: spesso pediatri o dentista specializzati prescrivono fluoro sotto forma di integratori, da mescolare all’acqua od ai cibi, da far assumere ai bambini per rinforzare lo smalto dentale. Fa male ai denti o alla salute questa tipologia di fluoro? In realtà anche in questo caso, purché sotto controllo medico, il fluoro ha lo specifico compito di rinforzare i componenti dello smalto dentale aiutando i più piccoli a sviluppare una dentatura sana e resistente agli attacchi dei batteri responsabili della formazione della placca e dunque delle carie. Dunque perché c’è chi dice che il fluoro fa male ai denti od alla salute? Cerchiamo di capire meglio quali sono i meccanismi che potrebbero portare ad avere qualche problematica e come evitarli.
Non si può dare una risposta precisa. Ci sono solitamente quattro denti del giudizio in tutto, uno per ogni emiarcata; succede però talvolta che ne compaia qualcuno in più (iperdonzia) o qualcuno in meno (ipodonzia). Quando ce ne sono più di quattro è sempre meglio estrarre denti del giudizio.
Ricordiamo brevemente che i terzi molari, assenti nella dentizione dei neonati , esordiscono tra i 18 ed i 25 anni (non a caso, vengono chiamati denti del giudizio), un’ età in cui tutti gli elementi dentali si sono collocati in una postazione precisa. L’irruenza con cui i denti del giudizio erompono dalle gengive potrebbe provocare mal di denti, affollamento dentale e molti altri disturbi, tali da rendere necessaria un’estrazione dentale.
L’estrazione dei denti del giudizio (detta anche avulsione) può essere eseguita a fini preventivi o curativi. Nel primo caso, un dente del giudizio può essere rimosso per salvaguardare la corretta posizione ed il giusto allineamento degli altri denti, minimizzando il rischio di malocclusione e denti storti. Inoltre, un’estrazione precoce dei denti del giudizio (immediatamente dopo la loro estrusione dalla gengiva) può essere raccomandata dal dentista per limitare eventuali rischi e complicanze che potrebbero invece sorgere rimuovendo un terzo molare già completamente formato durante l’età adulta. A scopo terapeutico, invece, l’estrazione dei denti del giudizio si rivela inevitabile nelle seguenti circostanze:
Affollamento dentale: questa condizione richiede l’estrazione dei denti del giudizio dato che può rendere difficoltosa la pulizia dentale, quotidiana od interferire con la normale masticazione
Corrosione del dente adiacente: un dente del giudizio, ancora incluso nella gengiva, spinge prepotentemente contro le radici del dente adiacente, creando dolore tale da richiedere un’estrazione
Grave infezione al dente del giudizio: in questi casi, la rimozione del dente infetto si rivela l’unica soluzione adeguata. Un’ otturazione od una devitalizzazione sarebbero, invece, interventi superflui per un dente del giudizio
Inclusione dentale : il dente del giudizio viene bloccato nel suo cammino di crescita e sviluppo dalla gengiva, rimanendo intrappolato all’interno dell osso mandibolare o mascellare. Questa condizione espone il dente al rischio d’infezioni, carie , ascessi dentali e cisti.
Infiammazione gengivale causata dal mal posizionamento di un dente del giudizio
Mal di denti cronico, provocato dalla pressione esercitata dal dente del giudizio sui denti attigui
Pericoronarite dentale: un dente del giudizio parzialmente erotto può dar luogo ad un’infiammazione gengivale acuta molto fastidiosa e dolorosa
Le patologie che possono colpire la bocca sono numerose e tra queste una condizione molto comune è quella del colletto dentale scoperto in cui, la parte dentale che si trova tra dente e gengiva, si scopre rendendo quella zona della bocca particolarmente sensibile.
Ad essere colpiti da questa patologia sono normalmente i canini e gli incisivi, ma anche gli altri denti possono essere soggetti a rimanere scoperti vicino alla gengiva.
Sintomi del colletto dentale scoperto
ipersensibilità dentinale
dolore alle gengive
Denti che sembrano più lunghi o più grandi
Processi cariogeni
alitosi
Arrossamento e sanguinamento gengivale
Mobilità dei denti durante la masticazione
La retrazione gengivale con conseguente colletto dentale scoperto è una patologia che si manifesta gradualmente ed è preceduta da una serie di sintomi e segnali molto importanti, a volte sottovalutati.
Il sintomo principale è sicuramente una sensibilità dentale che si manifesta con un dolore acuto e persistente quando si assumono cibi o bevande troppo caldi o freddi o quando si lavano i denti.
Anche il dolore alle gengive è un sintomo classico del colletto dentale scoperto e si presenta proprio nel punto in cui la gengiva inizia a ritirarsi.
Oltre al dolore, però, la recessione gengivale genera anche un effetto ottico per cui i denti appaiono più allungati o più grandi.
Altri sintomi sono la formazione di carie e l’alitosi, che spesso è il primo segnale di molte infiammazioni dentali tra cui proprio la retrazione delle gengive.
Con questa patologia le gengive diventano più sensibili e più soggette al sanguinamento, soprattutto quando si lavano i denti, e diventa anche più difficile mangiare perché i denti risultano meno saldi.
Cause del colletto dentale scoperto
retrazione gengivale
Predisposizione genetica
Fenotipo gengivale
Piercing
Bruxismo
Disturbi alimentari
Infezione alle gengive
Scarsa o scorretta igiene orale
Parodontite
La causa principale di questa patologia è appunto la retrazione gengivale, o recessione gengivale, che consiste nello spostamento della gengiva verso la radice del dente lasciando così parte del cemento radicolare scoperto.
Può verificarsi in caso di predisposizione genetica alla malattia o per la struttura della gengiva stessa, per cui può manifestarsi nonostante le precauzioni.
In caso di presenza di un piercing al labbro o alla lingua si può incorrere nel colletto dentale scoperto che, irritato e danneggiato dal piercing, inizia piano piano a recedere.
Anche il bruxismo, patologia che porta a digrignare e serrare i denti involontariamente, può portare allo stesso risultato.
Soggette a retrazione delle gengive sono anche le persone che soffrono di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, patologie che inducono chi ne soffre a vomitare anche più volte al giorno. L’acidità dei succhi gastrici causa un processo di erosione che danneggia non solo lo smalto dei denti ma anche il colletto dentale, inducendolo quindi a ritirarsi.
In generale anche le infezioni alle gengive causate dai batteri possono incidere sul colletto dentale scoperto in quanto, i fibroplasti responsabili della compattezza dei tessuti, cominciano a degenerarsi facendo ritirare le gengive.
Le cause scatenanti più comuni dei colletti dentali scoperti comunque rimangono l’uso scorretto dello spazzolino e la parodontite.
Un utilizzo sbagliato dello spazzolino (per esempio spazzolare i denti troppo energicamente) o di uno spazzolino a setole dure può corrodere il tessuto gengivale e rendere i denti sensibili.
In caso di infiammazione gengivale, invece, la causa più probabile è la parodontite, conosciuta anche con il nome di piorrea una malattia che colpisce tutto l’apparato di sostegno del dente che comprende osso, gengiva e legamento parodontale.
Nel momento in cui si sviluppa la piorrea i tessuti che sostengono il dente si infiammano in maniera così aggressiva che rischiano di essere distrutti e, se non si interviene prontamente, gengiva e osso rischiano di rovinarsi al punto di iniziare a recedere fino a causare la perdita dei denti.
In caso di parodontite, lo stato infiammatorio si verifica a causa della presenza della placca batterica nel solco gengivale che si forma in seguito ad una scorretta cura orale che va ad intaccare la salute non solo della bocca ma anche del resto dell’organismo.
Rimedi per il colletto dentale scoperto
Otturazione in composito
Faccette in ceramica
Intervento chirurgico
Per risolvere il problema del colletto dentale scoperto si può ricorrere a strade diverse in base alla gravità della patologia.
Si può ricorrere per esempio all’otturazione in composito dei colletti dentali scoperti, operazione che viene eseguita con una tecnica adesiva.
Altrimenti si possono applicare delle faccette in ceramica, sottili lamine in ceramica dello spessore di 0,7 mm che vengono applicate sulla superficie dei denti così da modificarne forma, colore, lunghezza e posizione ed hanno lo scopo di coprire la superficie del dente.
L’opzione più importante invece, destinata ai casi più gravi, è quello di effettuare un intervento di chirurgia che serve a riportare le gengive ritirate alla loro posizione originale, facendola scorrere, ed eventualmente applicando un innesto per aumentarne lo spessore.
Se hai trascurato le tue gengive e ora sono gonfie e sanguinano, molto probabilmente tartaro e batteri sono riusciti ad infiltrarsi nel solco gengivale, depositandosi in una tasca. Il progredire dell’infiammazione, chiamata parodontite, sta mettendo in serio pericolo la stabilità dei tuoi denti.
Conosciuto anche con il nome di raschiamento e levigatura radicolare, il curettage gengivale è una pulizia dei denti più profonda rispetto a quella classica che ha l’obiettivo di eliminare i batteri presenti nella zona delle gengive.
In particolare parliamo di una procedura che rimuove la placca e il tartaro che si accumula nelle cosiddette tasche parodontali, ossia quella parte di tessuti sotto la gengiva che circondano il dente, evitando così l’infiammazione delle gengive e l’avanzamento di malattie e disturbi parodontali.
Prima di procedere al trattamento, il dentista deve valutare la profondità della tasca e in base ad essa scegliere l’intervento necessario, tra i seguenti:
curettage dentale a cielo chiuso, un procedimento meccanico e indolore durante il quale la superficie radicolare viene liberata dalla placca e levigata;
curettage dentale a cielo aperto, che prevede invece un piccolo intervento chirurgico durante il quale si separa la gengiva dall’osso, si rimuove il tartaro e si richiude con alcuni punti di sutura.
La placca e il tartaro, infatti, sono il risultato di residui alimentari, batteri e cellule morte che vengono a formarsi a seguito di una scarsa pulizia orale e che si accumulano non soltanto tra i denti e intorno ad essi ma anche sotto la superficie delle gengive dove possono causare danni più gravi.
La formazione del tartaro può causare lo sviluppo di varie specie di batteri che, a loro volta causano infiammazioni, il disturbo delle gengive ritirate, la perdita del sostegno osseo e dei denti stessi.
È importante sottoporsi a questa tecnica di pulizia orale sin dai primi sintomi di infiammazione alle gengive, nelle fasi iniziali di una parodontite per evitare un peggioramento, ma anche come terapia di supporto alle sedute periodiche di detartrasi, ossia della pulizia orale professionale.
E’ consigliabile ricorrere al curettage almeno due volte l’anno in un’ottica di prevenzione per la pulizia profonda delle gengive e per migliorare la sensibilità dei denti.
Le gengive gonfie, arrossate e con perdita di sangue sono i primi sintomi di un’infiammazione che deve essere valutata con attenzione per non degenerare, con il serio rischio di perdita di uno o più denti, specialmente se si tratta di donne in gravidanza.
La scelta dello SPAZZOLINO DA DENTI è estremamente importante: non esiste uno spazzolino giusto ed uno sbagliato… ciò che conta è sceglierlo in base alle proprie necessità, allo stato di salute dentale e, chiaramente, anche ai propri gusti.
Per esempio, i denti sensibili non gradiscono uno spazzolino a setole dure; similmente, anche in presenza di gengiviti o piorrea lo spazzolino dovrebbe essere estremamente delicato. Anche dopo un intervento dentistico importante – sia questo un’ estrazione dentale od un’apicectomia per la cura di granulomi o cisti è importante utilizzare uno spazzolino a setole morbide fino alla completa rimarginazione della ferita. Anche le sue dimensioni sono importanti: uno spazzolino ideale dovrebbe essere piccolo quanto basta per riuscire a raggiungere tutte le superfici dentali. scelta della testina : per facilitare la pulizia dei denti a testa di uno spazzolino dovrebbe essere piuttosto piccola: approssimativamente, le dimensioni della testina non dovrebbero superare i 2,5 cm di lunghezza e non ci dovrebbero essere più di 4 ciuffi di setole in larghezza. Altra caratteristica importante è la forma della testa dello spazzolino, che dovrebbe essere arrotondata e non presentare spigoli per evitare di traumatizzare gengive e palato . Da non dimenticare, poi, che la testina dello spazzolino non dovrebbe presentare fessure nella zona in cui sono attaccati i ciuffi di setole: questo per impedire ai batteri di annidarsi tra le setole. Come accennato, alcuni spazzolini sono dotati di apposito puliscilingua dietro la testina; altri, invece, sono provvisti di speciali alette in gomma o lattice ai lati della testa, la cui funzione è massaggiare la gengiva durante lo spazzolamento dei denti. Alcuni spazzolini sono muniti di testina flessibile, per garantire una pulizia più efficace (soprattutto nella zona della lingua e del palato). La testa flessibile favorisce il perfetto adattamento delle setole dello spazzolino anche sulla superficie frastagliata dei molari.
È buona regola evitare l’utilizzo di spazzolini a setole naturali: queste, infatti, non solo rischiano di lesionare le gengive, ma trattengono anche i batteri al loro interno, aumentando così le probabilità di sviluppare carie . Si dovrebbe dunque preferire uno spazzolino dotato di setole artificiali, in grado di migliorare effettivamente la pulizia ed agevolare lo spazzolamento.
DUREZZA DELLE SETOLE DELLO SPAZZOLINO Particolarmente indicati sono gli spazzolini muniti di testine formate da ciuffi distinti di setole dalle punte arrotondate. Per “spazzolino medio” s’intende uno spazzolino dotato di setole a media (diametro delle fibre sintetiche compreso tra 0,2 e 0,25 mm): in genere, le setole medie sono le più richieste nel mercato. Da non dimenticare, tuttavia, che le setole morbide, in grado di spazzolare i denti come fossero piume, sono particolarmente indicate in caso d’ ipersensibilità dentinale.La delicatezza delle setole morbide riduce il rischio di danneggiare lo smalto dentale e di irritare le gengive. Gli spazzolini a setole dure, invece, particolarmente resistenti e tenaci nello spazzolamento, non sono indicati per tutti i tipi di denti. Si raccomanda vivamente di evitare l’utilizzo di questi spazzolini in caso di gengiviti, retrazioni gengivali e denti sensibili. Oggi, in commercio, esistono numerosissimi tipi di testine: la disposizione dei ciuffi di setole può essere tale da formare un piano pulente uniforme, ondulato, a cupola oppure a più livelli. Ogni persona può scegliere lo spazzolino più adeguato alle proprie necessità o gusti personali.
Scelta dell’impugnatura dello spazzolino: anche il manico dello spazzolino è molto importante per semplificare la pulizia dentale. Esistono alcuni modelli “antiscivolo”, indicati per facilitare la presa dello strumento ed evitare che lo spazzolino, “scivolando” dalle mani durante la spazzolatura, vada a colpire le gengive. L’impugnatura dello spazzolino è generalmente realizzata in plastica, caratteristica importante per garantirne l’impermeabilità dall’umidità. Il manico può essere dritto o lievemente ricurvo, al fine di facilitare l’appoggio per il pollice o per incoraggiare la pulizia dei denti più in fondo. Le impugnature particolarmente grosse o ricurve possono essere d’aiuto per le persone colpite da qualche forma d’invalidità.
Forma e colori dello spazzolino possono essere scelti in base alle proprie esigenze.
Spazzolino ideale
Uno spazzolino ideale dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche:
Adatto alle esigenze di ogni persona in termini di forma, dimensione e struttura
Eccellenti proprietà funzionali: efficace nel rimuovere residui di cibo e placca dalla superficie dei denti e dagli spazi interdentali, facile nello scorrimento, facile da maneggiare
Delicato per le gengive
Durevole e a basso costo
Testina corta con numerosi ciuffi di setole sintetiche dalle punte arrotondate
Impugnatura confortevole ed antiscivolo
Non dovrebbe contenere lattice (caratteristica ideale per permettere agli allergici al lattice di utilizzare lo spazzolino)
Il richiamo di igiene è una seduta tenuta da un professionista per ogni paziente e la frequenza dei richiami adatta è individuale e soggettiva.
Ogni quanto bisognerebbe fare la seduta di igiene orale professionale?
Facciamo chiarezza!
Fare troppe sedute d’igiene orale può far male?
Falso. Anzi, falsissimo!
È certamente utile consultare un professionista per ottenere una risposta adeguata alla propria salute.
Quindi qual è la risposta giusta?
Purtroppo, come sempre: DIPENDE.
Non esiste infatti una frequenza standard, ogni paziente è un caso unico.
Le sedute di igiene orale periodiche sono di fondamentale importanza per il mantenimento di una buona salute della bocca e garantiscono risultati positivi grazie alle cure odontoiatriche.
Solitamente la frequenza dei richiami si divide in:
– 1 anno per i pazienti senza malattie gengivali, carie e con una buona igiene orale domiciliare
– 6 mesi per pazienti fumatori, con un livello d’igiene orale non perfetto, con lievi problemi gengivali e di carie, o portatori di apparecchi ortodontici
– 4 mesi per pazienti con problemi parodontali cronici, cariorecettività, malattie sistemiche come il diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi grave, scarsa igiene orale, portatori di impianti, protesi fisse e mobili o apparecchi ortodontici
– 3 mesi per pazienti con gravi problemi parodontali, scarsa o nulla igiene orale quotidiana, malattie sistemiche invalidanti, portatori di protesi e impianti con scarso controllo, pazienti in gravidanza, pazienti oncologici.
Ricorda! Ogni richiamo ha la sua validità e una sua spiegazione, tutto dipende dalla valutazione della patologia trattata, dal rischio che la malattia possa riproporsi e dall’abilità e costanza del paziente di pulire bene i denti a casa.
Quando si parla di salute non si devono fare confronti con standard immaginari, ogni caso è differente.
Una cosa è certa. Chi si prende cura del proprio sorriso con responsabilità e costanza avrà bisogno di meno richiami!
Partiamo da una certezza: una gengiva sana non sanguina.
Ti è mai capitato di vedere del sangue mentre usi lo spazzolino o il filo interdentale?
Il sanguinamento gengivale non deve essere mai considerato “normale” perché nella maggior parte dei casi è un segno clinico di infiammazione spesso legata ad uno scarso livello di igiene orale.
I disturbi gengivali possono aggravarsi nel tempo, ma se i sintomi vengono individuati tempestivamente è possibile agire per fermarli.
Il sanguinamento gengivale infatti può indicare la presenza di una gengivite, cioè un’infiammazione reversibile della gengiva, o della parodontite, un’infiammazione dei tessuti di sostegno del dente che può portare anche alla perdita dello stesso.
Quali sono le principali cause del sanguinamento gengivale?
La causa più comune è la placca batterica che si forma sulla superficie dei nostri denti.
I batteri depositandosi lungo il margine gengivale tenderanno piano piano a migrare sotto gengiva provocando uno stato infiammatorio dei tessuti che potranno apparire gonfi, rossi e tendenti al sanguinamento.
Per questo motivo è importante rimuovere la placca in maniera corretta con spazzolino, filo o scovolino, in base ai consigli del vostro igienista dentale.
Le cause del sanguinamento gengivale, però, possono essere anche legate ad altro:
– sbalzo ormonale (gravidanza, periodo mestruale)
– dieta sbilanciata e con carenza di vitamine
– farmaci che inibiscono la coagulazione del sangue
– utilizzo di setole dure o spazzolamento troppo energico
– trauma gengivale per uso scorretto del filo interdentale
Cosa fare se noti del sanguinamento?
L’errore più comune è quello di smettere di spazzolare o pulire gli spazi interdentali.
Non correre in farmacia a cercare il prodotto miracoloso ma prenota un appuntamento con il tuo igienista dentale o odontoiatra, che ti aiuteranno ad individuare la causa scatenante e a far tornare in salute il tuo sorriso.
Attenzione Il fumatore spesso non nota sanguinamento gengivale, in presenza di infiammazione, poiché la nicotina presente nella sigaretta ha un’azione astringente dei vasi e quindi la gengiva tenderà a sanguinare meno o per nulla.
Parola d’ordine: ????????????????????????????????????????????.
L’ortopanoramica o panoramica delle arcate dentarie, più propriamente detta ortopantomografia, è un esame radiografico che permette di studiare le arcate dentarie, le ossa mascellari, i seni mascellari e la struttura ossea delle articolazioni temporo-mandibolari.
Può essere utile per rivelare la presenza di carie dei denti, di malattia delle gengive (parodontite) o di danni ai tessuti interni del dente (lesioni endodontiche, tipo granulomi apicali), oppure lesioni a carico delle ossa mascellari come, ad esempio, cisti o nuove formazioni in genere.
Mostra anche l’eventuale presenza di denti inclusi, cioè che non hanno raggiunto la loro naturale collocazione all’interno della bocca, (frequentemente denti del giudizio) o malattie a carico della mucosa dei seni mascellari (mucocele, sinusite ).
È un esame di semplice e rapida esecuzione, non richiede alcuna preparazione specifica.
Con le nuove tecnologie digitali l’esposizione alle radiazioni è estremamente ridotta, e ciò consente di eseguire l’ortopanoramica anche su bambini e adolescenti (ovviamente, va evitata in donne in gravidanza).
Per ottenere delle immagini ben leggibili occorre che la posizione del paziente sul macchinario sia molto accurata; l’operatore chiederà di poggiare il mento su un supporto (il craniostato), i denti anteriori su un altro e di porre le mani su apposite maniglie, rimanendo immobile.
Va detto che l’ortopanoramica offre una visione d’insieme di alcune strutture della bocca ma, in diversi casi, non permette di ottenere un dettaglio preciso. Per questa ragione spesso gli specialisti (principalmente odontoiatri) prescrivono indagini strumentali ulteriori come le radiografie endorali o le TAC (Dentascan, Cone Beam).
L’ortopanoramica è un esame radiografico eseguito per studiare la situazione generale della bocca poiché permette di analizzare contemporaneamente i denti, le arcate dentarie, le ossa della mascella e la mandibola. È utilizzato anche per individuare la presenza di malformazioni dentarie e per evidenziare lesioni ossee, infiammazioni, cisti o tumori . Per questi motivi, oltre che dall’odontoiatra, l’esame potrebbe essere prescritto anche da altri specialisti quali, ad esempio, il chirurgo, l’oncologo o l’otorinolaringoiatra.
L’ortopanoramica non è un esame doloroso né fastidioso e non richiede nessuna preparazione specifica. L’unica accortezza necessaria prima di sottoporvisi è rimuovere eventuali oggetti metallici dalla testa (come gli orecchini o piercing alla lingua), le protesi dentarie e le dentiere per evitare che interferiscano con l’ottenimento di una buona immagine.
Durante l’esecuzione dell’esame la persona deve rimanere in piedi, ferma e immobile, con la testa all’interno dell’apparecchio. Dovrà mordere un supporto rigido, in modo da mantenere la posizione corretta ed evitare sovrapposizioni delle arcate dentarie. Il tubo e la cassetta radiografica utilizzati nella procedura vengono fatti girare intorno alla testa della persona.
La durata dell’esame è molto breve, non supera il minuto. La panoramica dovrà essere vista da un esperto (dentista, ortodontista, chirurgo, ecc.) che osservando le immagini potrà valutare se siano presenti dei problemi e, in caso affermativo, prescrive la cura più adatta a risolverli.