Non siamo riusciti a trovare informazioni certe sui primissimi antenati del dentifricio. Pare che già gli antichi Egizi nel 5000 a.C. avessero l’abitudine di pulire i loro denti (secondo i ritrovamenti di alcuni manoscritti).
Con certezza si può affermare però che Greci e Romani provvedessero in qualche modo alla loro igiene orale. Le donne romane si dice masticassero una resina aromatica per profumare la bocca. Sicuramente venivano usati miscugli di ingredienti per creare dentifrici molto abrasivi: ossa tritate e conchiglie d’ostrica erano gli ingredienti principali, probabilmente utilizzati con l’ausilio di stracci di cotone o lino. L’aggiunta delle spezie o di carbone era utile invece per migliorare l’alito.
Polveri di vario tipo comunque sono state usate per l’igiene dentale sino al XIX secolo!
Alla fine del Cinquecento si parlava di “bianco dentario” e di “sapone per i denti”, il che fa presupporre l’utilizzo di prodotti per la pulizia dei denti.
Dunque sino al XIX secolo il dentifricio era una polvere abrasiva utilizzata per togliere i residui di cibo dai denti, e spesso non aveva un buon sapore. Grazie all’aggiunta di glicerina e di altri ingredienti invece, verso la fine del 1800 divenne molto più simile a ciò che utilizziamo oggi, ossia una pasta con una consistenza e un sapore gradevole.
Dovremo però attendere il 1873 per la produzione industriale e la diffusione di massa.
Circa 20 anni più tardi infatti nacque la Dr Sheffield’s Creme Dentifrice, la crema dentifricia proposta finalmente nel tubetto morbido spremibile (sino a quel momento il dentifricio era venduto in tubetti di vetro).
Fu la Colgate nel 1896a dare il via alla commercializzazione su vasta scala del dentifricio nel tubetto spremibile inventato da Sheffield.
Nel XX secolo poi ci sono state alcune sostanziali modifiche alla composizione della pasta dentifricia, ma Colgate ha aperto la strada al dentifricio così come lo conosciamo oggi.
Cos’è? L’ortopantomografia (nota anche come radiografia panoramica delle arcate dentarie) è una tecnica radiografica che fornisce un’immagine dei denti , delle arcate dentarie, delle ossa mandibolari e mascellari, dei seni mascellari su un’unica pellicola radiografica. L’esame permette inoltre di eseguire delle specifiche radiografie delle articolazioni temporo mandibolari , vale a dire di quelle strutture con cui la mandibola entra in articolazione con l’ osso temporale permettendo i movimenti di apertura e di chiusura della bocca.
A cosa serve? È l’esame richiesto per avere una visualizzazione generale dello stato odontoiatrico del paziente e risulta molto utile per indagare eventuali carie, lesioni periapicali e tasche gengivali di relativa importanza.
Come si fa? La tecnica di esecuzione prevede che il paziente, in posizione eretta, venga interposto tra il tubo radiogeno ed il detettore; la testa verrà immobilizzata (attraverso un poggiamento ed un poggiafronte); verrà chiesto al paziente di mordere l’apposita scalanatura e di posizionare l’arcata dentaria superiore ed inferiore in parallelo; le mani verranno posizionate su due maniglie rigide per consentire al paziente di assumere una posizione definita a “sciatore d’acqua” portando i piedi in avanti ed il busto indietro. È molto importante tenere le spalla basse e rimanere immobili soprattutto con la lingua ed i denti; durante l’acquisizione l’apparecchio effettuerà una rotazione di 180° gradi attorno al paziente per formare un’immagine bidimensionale di entrambe le arcate dentarie. L’immagine prodotta verrà visualizzata su un monitor digitale e successivamente refertata in modo dettagliato e preciso dal medico radiologo.
Quanto tempo ci vuole? L’ortopantomografia (OPT) delle arcate dentarie superiori ed inferiori, dal posizionamento del paziente all’acquisizione della immagine, ha una durata di circa 10 minuti.
Ci sono delle controindicazioni nell’esecuzione dell’opt? La radiografia delle arcate dentarie superiori ed inferiori, considerato l’impiego di radiazioni ionizzanti (in ogni modo molto basse), è assolutamente sconsigliata per le donne in presunto o accertato stato di gravidanza ad eccezione che tale esame sia imprescindibile per salvaguardare lo stato di salute della donna e dopo aver sentito il parere del Radiologo e del Ginecologo. L’ OPT non è un esame invasivo e non richiede alcun tipo di preparazione.
Dove si può fare? Questa tecnica di indagine è disponibile in ambulatorio radiologico o odontoiatrico.
Se un ponte dentale stabile per anni dovesse staccarsi improvvisamente la cosa migliore è andare subito dal dentista per capire il da farsi. La causa del distacco può dipendere dal cemento (inadeguato o imperfezioni avvenute durante la cementazione precedente), dalla protesi (elementi in estensione, non precisione delle chiusure) o dai monconi (poca ritenzione, rovinati da processi cariosi, fratturati per traumi o sovraccarichi).
Quali tipi di cemento vengono utilizzati per fissare una corona? Un ponte dentale cementato può esserlo in modo permanente o provvisorio a seconda delle esigenze e delle situazioni. Per la cementazione definitiva, i cementi più utilizzati sono cemento ossifosfato e ionomeri di vetro, per la provvisoria cementi all’ossido di zinco con o senza eugenolo. Indipendentemente da quale sia il materiale che viene utilizzato nel cavo orale non è tossico o comunque nocivo per denti e tessuti circostanti. Si consideri inoltre che il cemento dentale ha anche la possibilità di inibire la formazione di carie in quanto l’accumulo di placca dipende direttamente dalla capacità del cemento di allontanare i microrganismi dall’interfaccia del restauro. I materiali di cementazione migliori conservano stabilità nel tempo in quanto un sottile strato di cemento resterà costantemente esposto all’ambiente orale e quindi all’azione di acidi e all’azione meccanica di spazzolino e detriti di cibo.
Quali sono le procedure e qual’ è la funzione della cementazione? Prima di cementare un ponte dentale definitivamente, è buona norma che il paziente indossi il ponte o la corona temporaneamente cementati per alcune settimane. In questa tecnica è importante che la gengiva sia sana e che il moncone sia pulito, asciutto e disinfettato. Dopodiche si procede con il cambio di cemento, da provvisorio a definitivo; viene rimosso il cemento temporaneo da moncone dentale e corone , vengono asciugati , si applica il cemento all’interno della cavità del manufatto e si posiziona sui monconi fino a completo indurimento. Sarà scrupolo dell’odontoiatra rimuovere gli eccessi di cemento nei bordi gengivali e interprossimali . Quando si parla di ponte dentale cementato è bene anche ricordare che potrebbe esserci una certa sensibilità nei denti dopo la cementazione finale, che generalmente scompare in pochi giorni. La funzione principale per la quale sono stati progettati i cementi ad uso odontoiatrico impiegati in protesi fissa è quella di stabilire, mantenere e incrementare la ritenzione del restauro conservandone però l’integrità. Il cemento occupa lo spazio esistente tra il restauro e il dente.
“Diastema” è un termine medico che indica la presenza di uno spazio largo e vistoso tra due denti contigui. Tipico dei denti incisivi superiori, il diastema appare come un grosso buco nero tra i denti, che a seconda dei gusti e della gravità dona dolcezza e simpatia al sorriso, o ne peggiora l’estetica.
DA COSA E’ CAUSATO? Si ritiene possibile che il diastema si verifichi in presenza di una sproporzione tra la dimensione dei denti e della mascella. Per questa ragione, si vengono a creare uno o più spazi tra denti vicini, che prendono appunto il nome di diastemi. Un’altra ipotetica causa di diastemi va ricercata nella lunghezza e nello spessore del frenulo gengivale, il sottile lembo di tessuto che collega le labbra con la gengiva. Quando il frenulo gengivale è molto pronunciato e presenta un’attaccatura molto bassa, la sua inserzione fibrosa può ostacolare la tendenza all’avvicinamento spontaneo degli elementi dentali (incisivi). Nei bambini piccoli, pare che la cattiva abitudine di succhiarsi il pollice possa in qualche modo contribuire alla formazione di diastemi nei dentini da latte.
COME RIMEDIARE? Non è detto che tutti i diastemi debbano essere richiusi mediante un intervento dentistico correttivo: al di fuori del disagio estetico, infatti, molti di questi non creano alcun danno patologico alla dentatura. Spetta dunque al dentista decidere come procedere dinanzi ad un diastema. Le opzioni sono:
Conservare il diastema così com’è: scelta adeguata quando il solco tra i due incisivi non riflette una condizione morbosa e non crea disagio al paziente.
Trattamento ortodontico per allineare i denti: questo intervento di prima linea per richiudere il diastema consiste nell’applicazione di un apparecchio, fisso o mobile, sui denti. I risultati, purtroppo, non sono immediati. L’intervento di ortodonzia è più indicato per i giovani pazienti.
Trattamento “riempitivo” con le faccette estetiche : questo intervento amplifica la dimensione dei denti, rendendoli visibilmente più grandi. Le faccette in ceramica sono sottili lamine che vengono letteralmente incollate sulla superficie esterna dei denti: trovano indicazione nel trattamento di denti rotti, scheggiati, dicromici e per la correzione dei diastemi. Precisamente, in quest’ultimo caso, le faccette estetiche vengono fatte aderire alla superficie di due denti divisi da un diastema: aumentando di superficie, questi denti vengono perfettamente allineati, in modo da riempire il solco. Questa opzione è adatta per i diastemi che superano il millimetro di larghezza.
Copertura/sostituzione del dente con corone (capsule) : quando i denti che delimitano un diastema sono cariati o compromessi e non appartengono ad un giovanissimo, il rimedio più opportuno è il trattamento dell’infezione, otturazione e/o devitalizzazione seguito da un incapsulamento del dente con corone artificiali in ceramica o in zirconio.
Impianti dentali : strategie d’intervento piuttosto drastiche per la chiusura di un diastema. Gli impianti dentali possono essere eseguiti esclusivamente negli adulti, soprattutto in presenza di denti cariati o profondamente infetti.
Il colore dei denti di ciascun individuo è una caratteristica strettamente individuale e unica. Non tutte le persone, infatti, presentano una dentatura di colore bianco candido. Molte persone, ad esempio, possiedono una colorazione dei denti che tende naturalmente ai toni del giallo, così come vi sono individui i cui denti possiedono una colorazione che tende al grigio. Avere i denti gialli o di una cromia più carica rispetto al tanto desiderato candore non è sempre sinonimo di scarsa igiene orale…
COSA FAVORISCE L’INGIALLIMENTO DEI DENTI? L’ingiallimento dei denti riconosce numerose e differenti cause d’origine, non sempre facilmente individuabili. Anche una persona meticolosa e devota all’igiene orale, per esempio, può notare antiestetiche e sgraziate macchie gialle sui propri denti. Questo perché i pigmenti contenuti in alcuni alimenti (come liquirizia, caffè, tè, cioccolato e caramello) e bibite colorate possono fissarsi negli strati superficiali dello smalto o, addirittura, spingersi in profondità sino alla dentina. Similmente, anche il tabacco da masticare può favorire un progressivo ingiallimento della superficie del dente. Per non parlare, poi, del fumo di sigaretta: l’accostamento “denti gialli-fumatore” è oramai universalmente noto. L’ingiallimento dentale può anche esser conseguenza di depositi di placca e tartaro. Anche i processi cariogeni rientrano nella lista dei possibili imputati dei denti gialli: nello stadio iniziale, le carie si manifestano sotto forma di piccole macchie gialle sul dente danneggiato. A tal proposito, ricordiamo che una scorretta igiene orale, oltre a favorire chiaramente la formazione di carie, può anche essere causa di denti gialli. In ultimo, l’avanzamento dell’età favorisce un’alterazione cromatica dei denti, il cui colore tende spesso a sfumare dal giallo pallido al marroncino. Ad ogni modo, è doveroso sottolineare che il colore dei denti è geneticamente predisposto, ed è influenzato sia dallo spessore dello smalto, sia dalla dentina sottostante.
COME RIMEDIARE? Dopo aver assunto caffè, liquirizia od altri cibi “nemici” dei denti, si consiglia di ricorrere immediatamente al dentifricio e allo spazzolino. Per la prevenzione dei denti gialli, si raccomanda sempre e comunque un’accurata igiene dentale quotidiana (utilizzare spazzolino e dentifricio almeno tre volte al giorno, e filo interdentale una volta al giorno) e professionale dal dentista di fiducia (ogni 6 mesi). E’ ,inoltre, possibile avvalersi di tecniche di sbiancamento professionale eseguite dai dentisti e igienisti: 1-Bleaching professionale con perossido di idrogeno al 35-38% o con bicarbonato di sodio (deve essere eseguito dall’odontoiatra o igienista). 2- Applicazione di mascherine personalizzate in silicone morbido contenenti perossido di carbammide (altro agente sbiancante).
Una corretta alimentazione è alla base della salute di denti e gengive, coinvolti in primis nel processo di assunzione del cibo. La nostra bocca è ricettacolo naturale di una molteplicità di batteri i quali trasformano in acido gli zuccheri presenti nei cibi: gli acidi sono in grado di aggredire lo smalto dentale e provocare la carie.
La maggior parte dei pazienti affetti da problemi di carie é caratterizzata da una dietaricca di zuccheri e, spesso, da un’igiene orale non adeguata o insufficientemente scrupolosa, fattori che favoriscono la formazione della placca batterica nel cavo orale.
La dieta dei bambini è spesso più ricca di zuccheri rispetto a quella degli adulti, tuttavia, il maggiore pericolo di malattia cariosa risiede nella frequenza con cui gli zuccheri vengono consumati, piuttosto che nella loro quantità complessiva. Bambini abituati a mangiare quantitativi ridotti di cibi zuccherosi, ma in momenti diversi della giornata e senza procedere al successivo spazzolamento dentale, sono più esposti al rischio di carie di coloro che ne concentrano una maggiore assunzione, seguita da una buona igiene orale. Fra gli zuccheri, il saccarosio è quello più facilmente metabolizzato dai batteri del cavo orale: tale processo dura meno di trenta minuti, tempo entro il quale è indispensabile provvedere allo spazzolamento dei denti allo scopo di salvaguardarli dal rischio di carie.
L’igiene orale è fondamentale dopo ciascun pasto. Durante i pasti intermedi, è consigliabile consumare verdura o frutta (attenzione alle banane, più ricche di zuccheri) rispetto a cibi dolci come pasticcini o merendine.
Se dopo aver mangiato, nonè possibile eseguire la pulizia dei denti, può essere utilemasticareun chewing gum senza zucchero, in quanto aiuta parzialmente a rimuovere i residui di cibo stimolando la salivazione (che possiede una naturale funzione detergente). Il chewing gum deve essere masticato per breve tempo, in quanto l’utilizzo prolungato può danneggiare denti, otturazioni, protesi fisse o mobili ed interferire sulle funzionalità temporo-mandibolari. Naturalmente, in nessun modo, il chewing gum può essere considerato un sostitutivo dello spazzolino.
Durante la prima infanzia è importante evitare alcune abitudini diffusema indiscutibilmente nocive per la saluteorale del bambino. In particolare è raccomandabile:
non intingere mai la tettarella del biberon o del ciuccio in zucchero o miele
non offrire al bambino caramelle, camomilla zuccherata o altre bevande dolci la sera, prima della nanna
evitare sciroppi per la tosse zuccherati o lavare i denti del bambino dopo l’uso
evitare merendine zuccherate o altri cibi dolci come snack per la scuola
In generale è bene privilegiare cibi con minore apporto di zuccheri raffinati e cibi che richiedono una masticazione più robusta, i quali tendono ad attaccarsi in misura minore ai denti e al bordo della gengiva. La masticazione stessa favorisce il massaggio gengivale ed un maggior grado di detersione orale.
La visita odontoiatrica è una valutazione dello stato di salute di tutta la bocca: deve essere eseguita almeno una o due volte l’anno, a seconda della fisiologia di ogni singola persona. E’ uno degli strumenti di prevenzione più importanti per evitare l’insorgere di problematiche ai denti, alle gengive e in generale al cavo orale. Nel caso dei bambini, la prima visita odontoiatrica dovrebbe essere effettuata all’età di circa cinque/sei anni.
A cosa serve la visita odontoiatrica?
La visita consente all’odontoiatra di valutare lo stato della dentatura (nel caso di un bambino, viene valutata anche la regolarità della crescita), valutare se ci sono situazioni a rischio dovute a carie, placca, tartaro, infezioni batteriche, infiammazioni delle gengive o, in casi più gravi, parodontiti. Questo permette di mettere in atto in maniera tempestiva le cure specifiche, per risolvere le patologie riscontrate. Intervenire per tempo oggi, evita di dover ricorrere a trattamenti molto più invasivi domani.
Come si esegue la visita odontoiatrica?
La visita odontoiatrica si svolge in circa un’ora.
In una prima fase, detta anamnesi, l’odontoiatra raccoglie informazioni sull’eventuale storia clinica precedente del paziente. Fatto questo, passerà alla seconda fase: la visita vera e propria. In questa fase, infatti, valuterà in prima persona lo stato del cavo orale.
Qualora lo ritenga opportuno per aumentare l’accuratezza della diagnosi, l’odontoiatra può decidere di avvalersi di una panoramica dentale oppure una radiografia endorale, a volte abbinata a una TAC 3D (in caso di valutazione di un intervento chirurgico).
Questi esami, quando necessari, sono parte fondamentale della visita: consentono, infatti, di andare oltre un semplice esame visivo andando ad approfondire sotto la superficie del dente e della gengiva.
La fluoroprofilassi è un trattamento per prevenire la carie dentaria attraverso l’applicazione del fluoro. Il fluoro è un minerale che aiuta lo smalto dei denti a diventare più resistente all’attacco acido della placca batterica. Il fluoro, se assunto una volta che il dente si è formato, lo protegge dalla placca batterica.
Fin dai primi anni del nostro secolo è noto che il fluoro svolge un ruolo importante nell’alimentazione umana e, in particolare, per la salute della bocca e dei denti. Meno noto è il meccanismo di azione del fluoro perché solo negli ultimi 20 anni sono state fatte serie indagini epidemiologiche e scientifiche per scoprirne bene i meccanismi di protezione e/o di danno.
L’azione del fluoro è complessa, ancora non del tutto nota ed è costantemente oggetto di discussioni e revisioni critiche. Rimane però un dato certo e cioè che il fluoro agisce direttamente e indirettamente sulla salute dei denti influenzandone forma, sviluppo e resistenza. In bocca la presenza del fluoro fa sì che i batteri, lì costantemente presenti, riducano la propria attività e presenza.
Il fluoro, inoltre, entra a far parte della struttura chimica dello smalto, rendendolo più resistente all’azione delle sostante cariogene. Sembra inoltre che la presenza e la disponibilità del fluoro nei fluidi orali (saliva e secrezioni locali) sia determinante ai fini della remineralizzazione dello smalto nella fase iniziale della carie. Sarebbe cioè un meccanismo costantemente riparativo l’elemento determinante ai fini della riduzione della carie nei soggetti che assumono costantemente fluoro.
Il metodo più efficace per un corretto apporto di fluoro consiste nella somministrazione di pastiglie o gocce a base di fluoro. Le gocce sono più indicate per i più piccoli e possono essere diluite nell’acqua o in altre bevande, escluso il latte.
Il fluoro non è un farmaco, non è necessaria la prescrizione del medico e non ha controindicazioni. Può essere assunto da tutti i bambini anche in corso di malattia. Diventa tossico solo a dosaggi molto elevati (oltre 150 compresse al giorno!) E’, infine, indispensabile il controllo periodico dall’odontoiatra ogni 4-6 mesi. In questo modo ci assicureremo non solo la pulizia professionale dei denti, ma anche la diagnosi, la profilassi professionale e l’eventuale terapia precoce. Accanto alle attenzioni che ogni genitore deve avere per la salute dentale del proprio bimbo esistono azioni preventive che possono essere eseguite solo negli studi professionali del dentista e cioè la: profilassi professionale.
La gravidanza comporta molti cambiamenti fisiologici complessi nell’organismo della donna che possono incidere negativamente sulla sua salute orale. Le modificazioni della dieta e dell’igiene orale, la nausea mattutina, il reflusso esofageo possono provocare la demineralizzazione dei tessuti dentali con erosioni dello smalto e aumento del rischio di carie se non vengono pianificati opportuni interventi preventivi. A causa delle modificazioni ormonali, vascolari e immunologiche associate alla gravidanza, i tessuti gengivali spesso manifestano una risposta infiammatoria esagerata nei confronti dei batteri: durante la gravidanza è frequente l’insorgenza di gengivite e parodontite.
Secondo alcuni studi circa un quarto delle donne in età riproduttiva è affetta da carie dentale. La presenza di carie dentali attive e di flora batterica orale cariogena nella madre aumenta il rischio di insorgenza di carie dentale nel bambino. La carie dentale è un problema comune nell’infanzia, in particolare nei bambini in età prescolare ( cinque volte più diffuso dell’asma). Anche se la carie dentale è una malattia prevenibile, in Italia quasi il 20 per cento dei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni di età ha esperienza della malattia.
“La prevenzione è terapia”
La salute orale della mamma è importantissima. La salute del bambino inizia dalla gravidanza. Fare prevenzione e partire da una condizione di salute è il modo migliore di prendersi cura di sé e del nascituro. La prevenzione è la cosa più importante.
COSA FARE QUINDI?
Se si pensa di intraprendere una gravidanza, è consigliabile fare un controllo con il proprio odontoiatra di riferimento per accertarsi della salute della bocca. Se invece si è già in gravidanza, è ugualmente possibile sottoporsi ad una visita e strutturare insieme al professionista un calendario di controlli.
La prevenzione e il trattamento delle gengiviti, delle parodontiti e delle carie dentali prima, durante e dopo la gravidanza possono migliorare la salute orale della madre e del bambino. Ritardare il trattamento di infiammazioni o problematiche orali può essere causa di diffusione sistemica di batteri patogeni o di progressione dell’infezione con possibile influenza fortemente negativa sul buon andamento della gravidanza.
Il periodo più sicuro per eseguire le procedure terapeutiche e di prevenzione durante la gravidanza è all’inizio del secondo trimestre, dalla 14a alla 20a settimane di gestazione, poiché il rischio di interruzione della gravidanza è inferiore rispetto a quella del primo trimestre e l’organogenesi (la formazione degli organi del bambino) è completata.
QUALI SONO I PROBLEMI CORRELATI ALLA SALUTE DELLA BOCCA?
La presenza di infiammazioni dei tessuti di supporto del dente (gengivite e parodontite) è associata a parto pretermine (prima della 37° settimana) e basso peso alla nascita (meno di 2 kg e mezzo). Inoltre può esserci un rischio maggiore di arresto della crescita e di sviluppo di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e pre-eclampsia (grave condizione di ipertensione della donna).
SUGGERIMENTI IN GRAVIDANZA
Ecco alcuni suggerimenti per prevenire l’insorgenza di problemi legati alla salute orale:
– eseguire almeno una visita di controllo con il proprio odontoiatra
– eseguire almeno una seduta di igiene orale professionale (detartrasi)
– scegliere insieme al proprio igienista dentale presidi e tecniche di igiene domiciliare personalizzati
COME PRENDERSI CURA DELLA BOCCA DEL BAMBINO
Durante la vita embrionale e fetale il cavo orale è sterile. La madre trasmette i primi batteri al neonato tramite baci ed effusioni: ecco perchè è molto importante avere la massima cura del proprio cavo orale ed è consigliabile evitare comportamenti che coinvolgono scambio di saliva: come ad esempio la condivisione del cucchiaio della pappa o del succhiotto, la pulizia del succhiotto con la propria saliva o lo scambio di saliva durante i giochi. L’obiettivo primario delle cure orali in età perinatale, per quanto riguarda la trasmissione della carie, è ridurre il numero di batteri cariogeni nella bocca della madre in modo che la colonizzazione da parte di batteri cariogeni del neonato possa essere ritardata il più possibile. E’ molto importante detergere il cavo orale del bambino fin dalle prime poppate con garza sterile imbevuta in soluzione fisiologica o con guantino apposito o con ditale in silicone sterilizzabile. Con la comparsa dei dentini il genitore può iniziare ad usare lo spazzolino. A partire dai 6 mesi il Ministero della Salute raccomanda l’uso di dentifricio al fluoro (1000 ppm di fluoro) due volte al giorno.
Il ciuccio o il biberon, se proposti con miele o bevande zuccherine, possono causare la “carie da biberon” .L‘OMS raccomanda di non somministrare zuccheri sotto ai 2 anni di età.
Cos’è la pulpite? La pulpite è un processo infiammatorio della polpa dentaria che, in gergo, viene chiamato “infiammazione del nervo del dente.” E’ una delle più comuni e frequenti cause di mal di denti.
Da cosa è causata ? Compare spesso come conseguenza di una carie dentaria, trauma dentale e parodontite (piorrea).
Quali sono i sintomi? Il dolore è il sintomo principale della pulpite, la cui intensità – da lieve a moderata – è sempre accentuata da stimoli termici (caldo/freddo), chimici (dolci e zuccheri) o meccanici (masticazione).
Come si cura? Il trattamento della pulpite consiste nel minimizzare i sintomi (dolore) e nel rimuovere la causa responsabile del processo infiammatorio. La cura per la pulpite è relativamente semplice; tuttavia, quando l’infiammazione non viene accuratamente trattata, il dente può andare incontro ad un processo degenerativo-necrotico (perdendo la propria vitalità). In simili circostanze, la pulpite richiede la devitalizzazione, la rimozione parziale della polpa o l’estrazione del dente.
Si può prevenire? La miglior cura per la pulpite è la prevenzione . Dato che la maggior parte delle pulpiti è conseguenza di processi cariogeni, l’adozione di alcuni semplici accorgimenti alimentari, abbinata alla correzione di uno stile di vita scorretto e controlli periodici dal dentista può prevenire l’insorgere della pulpite.