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Categoria: Blog

COM’È FATTO UN DENTE?

Tutti conoscono l’importanza che i denti hanno per la propria salute e per la propria immagine, ma non tutti sanno però com’è fatto veramente un dente. Vediamo di capire meglio la struttura, la morfologia e l’anatomia dei denti.

Cos’è un dente?

denti si trovano all’interno di cavità ossee chiamate alveoli. Principalmente servono alla masticazione ma sono molto importanti anche per la funzione fonetica ed estetica.

I denti che compongono la nostra bocca hanno delle caratteristiche e dei nomi specifici. Ognuno di essi svolge una sua funzione ed ha una sua specifica collocazione. Le strutture ossee che li supportano sono le ossa mascellari. L’insieme dei denti alloggiati negli alveoli della mascella e della mandibola compongono le arcate dentali.

Il dente è ancorato all’osso alveolare tramite il legamento parodontale, un insieme di fibre elastiche che da un lato si inseriscono nel cemento e dall’altro nell’osso. Le gengive proteggono l’osso formando una barriera che impedisce il passaggio dei batteri.

Qual è la forma dei denti?

I denti non hanno tutti la stessa forma, ma variano a seconda della loro funzione. In base a ciò, ne esistono diversi tipi che sono così distribuiti per ogni arcata. In particolare nella dentatura da latte abbiamo:

  • incisivi
  • canini
  • 4 molari

denti permanenti invece sono così distribuiti:

  • incisivi
  • 2 canini
  • premolari
  • molari (compreso il dente del giudizio)

I canini e gli incisivi hanno la funzione di tagliare e staccare il cibo, mentre i molari e i premolari quella di triturare gli alimenti e formare il bolo che deve essere ingerito. In totale sono 32 denti, 16 nell’arcata superiore, 16 in quella inferiore.

Da cosa sono formati i denti?

Il dente è costituito da diversi tessuti:

  • Smalto: è l’elemento più duro del corpo umano, composto per il 96% da minerali e per il restante 4% da sostanze organiche. È un elemento traslucido che a contatto con i cibi acidi tende a dissolversi; per questo motivo deve essere protetto attraverso un’efficace e adeguata igiene orale. È l’elemento più esterno del dente nella parte della corona.
  • Dentina: è la sostanza che dà la colorazione ai denti. E’ un tessuto simile all’osso compatto, di colore giallastro. E’ composta per circa il 70% da materiale inorganico, per il restante 30% da materiale organico e acqua. E’ generata dagli odontoblasti, delle cellule contenute nella polpa.
  • Cemento: è uno strato sottile e resistente che protegge la radice del dente sotto le gengive. Forma delle fibre che servono ad ancorare il dente all’osso alveolare.
  • Polpa: è l’elemento che assicura la vitalità del dente. È un tessuto molle che comprende il nervo, i vasi sanguigni e altre cellule. Si trova all’interno della corona (polpa camerale) per poi proseguire lungo le radici (polpa radicolare) fino all’apice del dente.

FLUOROPROFILASSI NEI BAMBINI

La fluoroprofilassi è un trattamento per prevenire la carie dentaria attraverso l’applicazione del fluoro. Il fluoro è un minerale che aiuta lo smalto dei denti a diventare più resistente all’attacco acido della placca batterica. Il fluoro, se assunto una volta che il dente si è formato, lo protegge dalla placca batterica.

Fin dai primi anni del nostro secolo è noto che il fluoro svolge un ruolo importante nell’alimentazione umana e, in particolare, per la salute della bocca e dei denti. Meno noto è il meccanismo di azione del fluoro perché solo negli ultimi 20 anni sono state fatte serie indagini epidemiologiche e scientifiche per scoprirne bene i meccanismi di protezione e/o di danno.

L’azione del fluoro è complessa, ancora non del tutto nota ed è costantemente oggetto di discussioni e revisioni critiche. Rimane però un dato certo e cioè che il fluoro agisce direttamente e indirettamente sulla salute dei denti influenzandone forma, sviluppo e resistenza. In bocca la presenza del fluoro fa sì che i batteri, lì costantemente presenti, riducano la propria attività e presenza.

Il fluoro, inoltre, entra a far parte della struttura chimica dello smalto, rendendolo più resistente all’azione delle sostante cariogene.
Sembra inoltre che la presenza e la disponibilità del fluoro nei fluidi orali (saliva e secrezioni locali) sia determinante ai fini della remineralizzazione dello smalto nella fase iniziale della carie.
Sarebbe cioè un meccanismo costantemente riparativo l’elemento determinante ai fini della riduzione della carie nei soggetti che assumono costantemente fluoro.

Il metodo più efficace per un corretto apporto di fluoro consiste nella somministrazione di pastiglie o gocce a base di fluoro. Le gocce sono più indicate per i più piccoli e possono essere diluite nell’acqua o in altre bevande, escluso il latte.

Il fluoro non è un farmaco, non è necessaria la prescrizione del medico e non ha controindicazioni. Può essere assunto da tutti i bambini anche in corso di malattia. Diventa tossico solo a dosaggi molto elevati (oltre 150 compresse al giorno!)
E’, infine, indispensabile il controllo periodico dall’odontoiatra ogni 4-6 mesi. In questo modo ci assicureremo non solo la pulizia professionale dei denti, ma anche la diagnosi, la profilassi professionale e l’eventuale terapia precoce.
Accanto alle attenzioni che ogni genitore deve avere per la salute dentale del proprio bimbo esistono azioni preventive che possono essere eseguite solo negli studi professionali del dentista e cioè la: profilassi professionale.

Le Amalgame (dette otturazioni grigie o piombature)

L’amalgama dentale è una miscela di mercurio (~ 50% del contenuto totale), argento (~22-32%), stagno (~11-14%), rame (~ 6-9%), zinco (~2%).
I meccanismi dell’azione nociva del mercurio rilasciato dagli amalgami dentali possono essere i seguenti:

  • allergologici
  • sensibilizzazione immunitaria ad orologeria
  • immunotossicologici
  • elettrogalvanici
  • tossici (dovuti alla metilazione che avviene nel tempo del mercurio elementare in mercurio metilato)

In Dental One offriamo piani terapeutici per favorire la sostituzione delle vecchie otturazioni in amalgama con otturazioni in composito,

Le otturazioni in amalgama sono sostituite con otturazioni bianche o con intarsi in materiale composito dello stesso colore del dente naturale: questi materiali di ultima generazione sono dotati di ottime caratteristiche biologiche e meccaniche, prive di metalli e impurità e quindi assolutamente inerti e biocompatibili

L’ortopantomografia:

L’ortopanoramica o panoramica delle arcate dentarie, più propriamente detta ortopantomografia, è  un esame radiografico che permette di studiare le arcate dentarie, le ossa mascellari, i seni mascellari e la struttura ossea delle articolazioni temporo-mandibolari.

Può essere utile per rivelare la presenza di carie dei denti, di malattia delle gengive (parodontite) o di danni ai tessuti interni del dente (lesioni endodontiche, tipo granulomi apicali), oppure lesioni a carico delle ossa mascellari come, ad esempio, cisti o nuove formazioni in genere.

Mostra anche l’eventuale presenza di denti inclusi, cioè che non hanno raggiunto la loro naturale collocazione all’interno della bocca, (frequentemente denti del giudizio) o malattie a carico della mucosa dei seni mascellari (mucocele, sinusite ).

È un esame di semplice e rapida esecuzione, non richiede alcuna preparazione specifica.

Con le nuove tecnologie digitali l’esposizione alle radiazioni è estremamente ridotta, e ciò consente di eseguire l’ortopanoramica anche su bambini e adolescenti (ovviamente, va evitata in donne in gravidanza).

Per ottenere delle immagini ben leggibili occorre che la posizione del paziente sul macchinario sia molto accurata; l’operatore chiederà di poggiare il mento su un supporto (il craniostato), i denti anteriori su un altro e di porre le mani su apposite maniglie, rimanendo immobile.

il nostro Ortopantomografo e Tac presso Dental One di via Donghi

Va detto che l’ortopanoramica offre una visione d’insieme di alcune strutture della bocca ma, in diversi casi, non permette di ottenere un dettaglio preciso. Per questa ragione spesso gli specialisti (principalmente odontoiatri) prescrivono indagini strumentali ulteriori come le radiografie endorali o le TAC (Dentascan, Cone Beam).

L’ortopanoramica è un esame radiografico eseguito per studiare la situazione generale della bocca poiché permette di analizzare contemporaneamente i denti, le arcate dentarie, le ossa della mascella e la mandibola. È utilizzato anche per individuare la presenza di malformazioni dentarie e per evidenziare lesioni ossee, infiammazioni, cisti o tumori . Per questi motivi, oltre che dall’odontoiatra, l’esame potrebbe essere prescritto anche da altri specialisti quali, ad esempio, il chirurgo, l’oncologo o l’otorinolaringoiatra.

L’ortopanoramica non è un esame doloroso né fastidioso e non richiede nessuna preparazione specifica. L’unica accortezza necessaria prima di sottoporvisi è rimuovere eventuali oggetti metallici dalla testa (come gli orecchini o  piercing alla lingua), le protesi dentarie e le dentiere per evitare che interferiscano con l’ottenimento di una buona immagine.

Durante l’esecuzione dell’esame la persona deve rimanere in piedi, ferma e immobile, con la testa all’interno dell’apparecchio. Dovrà mordere un supporto rigido, in modo da mantenere la posizione corretta ed evitare sovrapposizioni delle arcate dentarie. Il tubo e la cassetta radiografica utilizzati nella procedura vengono fatti girare intorno alla testa della persona.

La durata dell’esame è molto breve, non supera il minuto. La panoramica  dovrà essere vista da un esperto (dentista, ortodontista, chirurgo, ecc.) che osservando le immagini  potrà valutare se siano presenti dei problemi e, in caso affermativo, prescrive la cura più adatta a risolverli.

Cos’è il filo interdentale e a cosa serve?

Si tratta di uno strumento usato per pulire lo spazio tra i vari denti che compongono le arcate mascellari e mandibolari. Si presenta come un filo di diversi materiali, in base a usi e necessità, confezionato in rotoli che consentono di estrarre piccole porzioni di materiale.

Come si usa il filo interdentale? Fa male alle gengive passarlo ogni giorno? Quale scelgo, cerato va bene? Sono queste le domande che i pazienti fanno a proposito di questo strumento per l’igiene orale. Ed è chiaro che sia così: il filo interdentale è scomodo, difficile da usare. Ma necessario.

Lavare i denti con lo spazzolino e usare il collutorio sono due passaggi importanti, ma non sufficienti per pulire realmente la bocca. Il filo è una soluzione ottima se vuoi togliere i residui di cibo dagli spazi interdentali, e prevenire la placca. In che modo procedere? Ecco una guida:

Come si usa il filo interdentale:

La tecnica per passare il filo tra i denti prevede un po’ di pratica all’inizio ma, di sicuro, una volta presa dimestichezza i tempi si riducono, in modo da trasformare l’appuntamento con questo passaggio un’attività di routine. Ecco come si usa il filo interdentale nei minimi dettagli.

  • Prendi 20 centimetri di filo.
  • Fissa il filo tra indice e pollice.
  • Inserisci il filo tra i denti.
  • Pulire le superfici laterali dei denti.

Questo significa che il filo non deve solo entrare tra i denti e raggiungere la gengiva ma si deve strofinare lungo i lati dei denti per detergere queste superfici. Eliminando residui di cibo che, sedimentandosi, danno il via ai processi di placca e al formarsi del tartaro.

Quante volte al giorno si usa il filo?

Il filo interdentale pulisce una parte nascosta del dente, di conseguenza dovrebbe seguire la regola che organizza lo spazzolamento generale: minimo tre volte al giorno. D’altro canto, per comodità e semplicità, si può dire che passare il filo una volta al giorno (meglio la sera) è sufficiente.

Si passa prima o dopo lo spazzolino?

Dopo aver definito quante volte passare il filo interdentale è giusto rispondere alla domanda successiva: meglio usarlo prima o dopo lo spazzolamento dei denti? Ci sono opinioni differenti a riguardo: alcuni specialisti suggeriscono di lavorare prima per facilitare l’azione dello spazzolino, altri preferiscono operare dopo per agevolare l’azione del filo. In realtà l’importante è non dimenticare mai di passarlo, a mio avviso preferibilmente prima.

Quali differenze con l’idropulsore:

Spesso si tende a confondere il lavoro del filo interdentale con quello dell’idropulsore (anche noto come idrogetto o doccetta dentale). Vale a dire uno strumento che crea un getto di acqua da dirigere negli spazi tra i denti per eliminare i residui di cibo.

Questo presidio per l’igiene orale domestica sfrutta il getto d’acqua prodotto dalla pompa per pulire gli spazi più stetti e difficili da raggiungere. Ed è perfetto nel momento in cui si porta un apparecchio ai denti  e non è possibile passare il classico filo interdentale. Ma in sintesi, l’idropulsore non sostituisce l’efficacia del filo interdentale.

Perché il filo interdentale si spezza?

Può essere un campanello di allarme relativo alla presenza di carie o accumulo di tartaro. Se il filo, passando attraverso il dente, si spezza vuol dire che incontra superfici irregolari. Potrebbe essere un indice di eventuali problemi che intaccano la superficie dello smalto.

Quando passo il filo mi esce il sangue

Può essere sinonimo di un uso scorretto. Passare il filo interdentale tutti i giorni, infatti, è un buon modo per scongiurare carie, placca e tartaro e altri disturbi ma è anche vero che bisogna usarlo bene per evitare di lesionare la gengiva con relativa fuoriuscita del sangue. D’altro canto ci potrebbero essere anche altre cause legate al sanguinamento delle gengive mentre si passa il filo:

  • Nuove abitudini di pulizia.
  • Gengivite.
  • Parodontite.

Nel primo caso parliamo di persone che non hanno mai utilizzato il filo interdentale. In questi casi, iniziando a seguire una buona igiene orale, si potrebbe assistere a un leggero sanguinamento che vengono stimolate in modo diverso. Situazione differente, invece, per i casi di gengivite/parodontite che prevedono una situazione da risolvere con l’aiuto del dentista. In ogni caso alla comparsa di sangue durante l’uso del filo interdentale il consiglio è quello di rivolgersi da uno specialista, in modo da risolvere qualsiasi dubbio.

Meglio filo o scovolino per i denti?

Dipende dallo spazio interdentale. Dove c’è spazio si può usare lo scovolino che ha maggiore efficacia in questi casi. Se lo spazio tra i denti è normale si può usare il filo. In ogni caso questa indicazione può essere chiesta al dentista.

Quale filo interdentale devo scegliere?

Basta andare in un qualsiasi supermercato o farmacia per scoprire una varietà di modelli che potrebbe mettere in difficoltà chi decide di usare il filo interdentale. La soluzione migliore: chiedere al proprio dentista quale soluzione usare. Che, di solito, si racchiude in queste alternative:

  • Cerato.
  • Non cerato.

Il primo scivola meglio tra i denti. Il secondo invece offre una maggiore aderenza e risulta meno tagliente.

 Esistono anche fili interdentali specifici per chi usa apparecchi ortodontici e ha ponti o impianti: si tratta del classico filo interdentale che presenta però una parte esterna rigida, usata per infilare l’estremità, e una più spugnosa e densa.

La sala chirurgica e il controllo della sterilità

Articolo realizzato dal Dott. Vittorio Magnano

Già la prima immagine serve a chiarire l’idea di sala chirurgica: quella della semplicità. La sala chirurgica, tutt’altro che “semplice” in realtà, deve essere spoglia e contenere solamente le attrezzature chirurgiche per gli interventi, attrezzature generali e attrezzature specifiche. Quelle generali sono quelle che si vedono nell’immagine ovvero un riunito chirurgico, una lampada scialitica almeno da 100000 lux (la nostra è da 150000), una faretra odontoiatrica contenente aria/acqua, attacco turbina, attacco contrangolo, un mobiletto alle spalle del riunito tipo “pensile” che sia facile da tenere pulito sotto e che non accumuli polvere. Poi deve essere presente uno schermo ad alta risoluzione per la visione e l’ analisi delle CBCT cone beam prima, durante e dopo gli interventi così come una consolle in rete che permetta di accedere a tutta la documentazione clinica e di studio in tempo reale.

Dicevamo che la semplicità è apparente, in quanto ogni macchinario ha una posizione studiata e assolve una funzione precisa. Il riunito non ha sputacchiera o bicchiere per fare sciacquare il paziente per non avere tubi ricchi di batteri all’interno della sala e a breve distanza dal cavo orale, che è il nostro sito chirurgico. Le cannule di aspirazione sono due e sono monouso, ovvero imbustate sterili e utilizzate per un solo paziente.

Lampada scialitica 150000 lux e schermo HD per la consultazione delle CBCT cone beam intraoperatorie

Il paziente entra in sala chirurgica, dopo la presedazione (vedi anche https://www.stomatological.it/lansiolisi-endovenosa-eseguita-dallodontoiatra-step-fondamentali-nella-chirurgia-quotidiana/) spogliato di giacca, ornamenti, orecchini, collane e tutto ciò che possa essere portatore di impurità. Il paziente viene vestito dalle assistenti con un camice monouso pulito e non sterile e una cuffietta monouso pulita e non sterile per contenere i capelli. Una volta accomodato viene coperto da un lungo telo sterile che parte dal labbro inferiore e arriva fino ai piedi. Le scarpe del paziente sono state ovviamente isolate da copriscarpe puliti indossati in sala d’attesa.

La preparazione del paziente chirurgico con camice pulito e non sterile

A quel punto gli occhi del paziente vengono coperti con una mascherina monouso. Questa ha la duplice funzione di proteggere gli occhi dalla forte luce chirurgica che prende tutto il viso e dagli aghi di sutura che possono girare nell’ambiente periorale. Vengono connesse le cannule di aspirazione e il paziente può finalmente rilassarsi dopo aver ricevuto l’adeguata anestesia locoregionale in bocca (con preanestetico somministrato prima in maniera da non sentire nemmeno l’ago).

Il paziente è pronto e il campo operatorio è sterile e ergonomico

Qualora il paziente avesse scelto nel suo piano di cura di inserire l’ansiolisi endovenosa, in questo stadio viene eseguita la venipuntura e vengono iniettati, gradualmente e secondo un protocollo personalizzato, i farmaci ansiolitici che rilassano il paziente, abbassano la pressione arteriosa e conferiscono un’esperienza piacevole di tutta la chirurgia. La sala chirurgica è una sala che viene utilizzata solo per gli interventi a contatto con l’osso o per interventi delicati come quelli mucogengivali, ovvero gli interventi alle gengive che sono microchirurgici e necessitano di ergonomia e massima precisione e tranquillità per il chirurgo.

L’ operatore compila la cartella anestesiologica con la paziente comodamente seduta prima di ricevere l’anestesia

Insomma la sala chirurgica è un luogo di notevole importanza in uno studio dentistico che effettua chirurgia a 360 gradi. I protocolli di controllo delle infezioni e della sterilità sono dettati dai protocolli che avvengono in ambienti ospedalieri, con la differenza che in un ambulatorio odontoiatrico è minore il rischio di infezioni nosocomiali (le infezioni che avvengono tanto frequentemente negli ospedali) visto il numero esiguo di persone che frequentano lo studio (la massima portata del nostro studio più grande, quello di via Donghi, è di 11 persone sommando aree cliniche e paracliniche).

Prima di entrare nella sala chirurgica lo staff clinico (chirurgo, assistente e ferrista) effettuano il lavaggio delle mani chirurgico che segue un preciso protocollo ed è seguito dalla vestizione con camice e guanti sterili. Una assistente non sterile ma pulita (nel senso che indossa camice monouso non sterile e guanti monouso non sterili) può “toccare” cassetti, mouse, uscire dalla sala per varie necessità e occuparsi della importante documentazione fotografica (tutti gli interventi vengono documentati per tutela del paziente nel massimo rispetto della privacy).

L’accurato lavaggio delle mani del chirurgo dopo avere indossato gli occhiali ingrandenti
Il protocollo di lavaggio della mani della Organizzazione Mondiale della Sanità

Insomma, come spesso avviene in chirurgia, il discorso è “semplice ma non semplicistico”. Anni di studio e precisi protocolli hanno portato a risultati semplici per il paziente e mininvasivi nel rispetto della sicurezza e della sterilità. Diffidate della implantologia fatta “in maglietta” o della chirurgia fatta da dentista+assistente. Almeno bisogna essere in tre (chirurgo, assistente e ferrista) o meglio in quattro (chirurgo, assistente, ferrista, assistente non sterile). La formazione di tutto lo staff clinico e paraclinico è minuziosa e sempre uguale per essere ripetibile da chiunque sia presente in studio quel giorno.

Una delle macchine fotografiche ad uso odontoiatrico dei nostri studi
Lo staff al completo (operatore, assistente, ferrista, assistente non sterile) durante un intervento di routine di implantologia

Cosa significa ASO ?L’assistente alla poltrona è una figura professionale paramedica che opera all’interno di uno studio dentistico.

Unisce compiti di assistenza operativa al medico dentista o all’odontoiatra nelle operazioni e negli interventi dentistici, a mansioni di segreteria amministrativa(accoglienza e gestione dei pazienti).

Ma cosa fa l’assistente alla poltrona?

L’assistente di studio dentistico è la prima persona con cui il cliente viene a contatto quando si rivolge a uno studio odontoiatrico: l’ASO (assistente studio odontoiatrico) accoglie il cliente e svolge una funzione fondamentale nel metterlo a suo agio.

Allo stesso tempo, è anche la persona che prepara la postazione di lavoro, i materiali e gli strumenti necessari al dentista per svolgere gli interventi, come l’installazione di protesi e impianti dentali, cura delle carie, devitalizzazioni, interventi di chirurgia dentale. Durante le sedute con i pazienti, l’assistente alla poltrona passa gli strumenti al dentista e fornisce assistenza continua.

Risistema poi gli strumenti utilizzati (come turbina, manipoli, siringhe aria/acqua, pinze, frese, spatole, lampade polimerizzatrici), smaltendo i materiali monouso secondo le normative vigenti e sterilizzando e disinfettando quelli riutilizzabili.

L’ASO lavora quindi a stretto contatto con il dentista, sia esso odontoiatra, ortodontista o implantologo, ed è necessario che i due lavorino in perfetta sintonia per assicurare la buona riuscita delle operazioni dentistiche.

Oltre a questo, l’assistente alla poltrona si occupa di gestire la parte amministrativa dello studio: concorda e cura l’agenda degli appuntamenti del dottore, gestisce i pagamenti dei clienti, archivia le cartelle cliniche dei pazienti, controlla le scorte di materiale e prepara gli ordini per le forniture odontoiatriche quando necessario.

In Dental One sono 4 le assistenti alla poltrona , ve le presentiamo di seguito :

Cristina
Marian
Ingrid
Nadia

Gravidanza e salute orale:

di Icardi Elisa

La gravidanza comporta molti cambiamenti fisiologici complessi nell’organismo della donna che possono incidere negativamente sulla sua salute orale. Le modificazioni della dieta e dell’igiene orale, la nausea mattutina, il reflusso esofageo possono provocare la demineralizzazione dei tessuti dentali con erosioni dello smalto e aumento del rischio di carie se non vengono pianificati opportuni interventi preventivi. A causa delle modificazioni ormonali, vascolari e immunologiche associate alla gravidanza, i tessuti gengivali spesso manifestano una risposta infiammatoria esagerata nei confronti dei batteri: durante la gravidanza è frequente l’insorgenza di gengivite e parodontite.


Secondo alcuni studi circa un quarto delle donne in età riproduttiva è affetta da carie dentale. La presenza di carie dentali attive e di flora batterica orale cariogena nella madre aumenta il rischio di insorgenza di carie dentale nel bambino. La carie dentale è un problema comune nell’infanzia, in particolare nei bambini in età prescolare ( cinque volte più diffuso dell’asma). Anche se la carie dentale è una malattia prevenibile, in Italia quasi il 20 per cento dei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni di età ha esperienza della malattia.

“La prevenzione è terapia”

La salute orale della mamma è importantissima. La salute del bambino inizia dalla gravidanza. Fare prevenzione e partire da una condizione di salute è il modo migliore di prendersi cura di sé e del nascituro. La prevenzione è la cosa più importante.

COSA FARE QUINDI?

Se si pensa di intraprendere una gravidanza, è consigliabile fare un controllo con il proprio odontoiatra di riferimento per accertarsi della salute della bocca. Se invece si è già in gravidanza, è ugualmente possibile sottoporsi ad una visita e strutturare insieme al professionista un calendario di controlli.

La prevenzione e il trattamento delle gengiviti, delle parodontiti e delle carie dentali prima, durante e dopo la gravidanza possono migliorare la salute orale della madre e del bambino. Ritardare il trattamento di infiammazioni o problematiche orali può essere causa di diffusione sistemica di batteri patogeni o di progressione dell’infezione con possibile influenza fortemente negativa sul buon andamento della gravidanza.

Il periodo più sicuro per eseguire le procedure terapeutiche e di prevenzione durante la gravidanza è all’inizio del secondo trimestre, dalla 14a alla 20a settimane di gestazione, poiché il rischio di interruzione della gravidanza è inferiore rispetto a quella del primo trimestre e l’organogenesi (la formazione degli organi del bambino) è completata.

QUALI SONO I PROBLEMI CORRELATI ALLA SALUTE DELLA BOCCA?

La presenza di infiammazioni dei tessuti di supporto del dente (gengivite e parodontite) è associata a parto pretermine (prima della 37° settimana) e basso peso alla nascita (meno di 2 kg e mezzo). Inoltre può esserci un rischio maggiore di arresto della crescita e di sviluppo di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e pre-eclampsia (grave condizione di ipertensione della donna).

SUGGERIMENTI IN GRAVIDANZA

Ecco alcuni suggerimenti per prevenire l’insorgenza di problemi legati alla salute orale:

– eseguire almeno una visita di controllo con il proprio odontoiatra

 – eseguire almeno una seduta di igiene orale professionale (detartrasi)

 – scegliere insieme al proprio igienista dentale presidi e tecniche di igiene domiciliare personalizzati

COME PRENDERSI CURA DELLA BOCCA DEL BAMBINO

Durante la vita embrionale e fetale il cavo orale è sterile. La madre trasmette i primi batteri al neonato tramite baci ed effusioni: ecco perchè è molto importante avere la massima cura del proprio cavo orale ed è consigliabile evitare comportamenti che coinvolgono scambio di saliva: come ad esempio la condivisione del cucchiaio della pappa o del succhiotto, la pulizia del succhiotto con la propria saliva o lo scambio di saliva durante i giochi.
L’obiettivo primario delle cure orali in età perinatale, per quanto riguarda la trasmissione della carie, è ridurre il numero di batteri cariogeni nella bocca della madre in modo che la colonizzazione da parte di batteri cariogeni del neonato possa essere ritardata il più possibile.
E’ molto importante detergere il cavo orale del bambino fin dalle prime poppate con garza sterile imbevuta in soluzione fisiologica o con guantino apposito o con ditale in silicone sterilizzabile.  Con la comparsa dei dentini il genitore può iniziare ad usare lo spazzolino. A partire dai 6 mesi il Ministero della Salute raccomanda l’uso di dentifricio al fluoro (1000 ppm di fluoro) due volte al giorno.

Il ciuccio o il biberon, se proposti con miele o bevande zuccherine, possono causare la “carie da biberon” .L‘OMS raccomanda di non somministrare zuccheri sotto ai 2 anni di età.

CURETTAGE GENGIVALE

Cos’é? Conosciuto anche con il nome di raschiamento e levigatura radicolare, il curettage gengivale è una pulizia dei denti più profonda rispetto a quella classica che ha l’obiettivo di eliminare i batteri presenti nella zona delle gengive.

In cosa consiste? E’ una procedura che rimuove la placca e il tartaro che si accumula nelle cosiddette tasche parodontali, ossia quella parte di tessuti sotto la gengiva che circondano il dente, evitando così l’infiammazione delle gengive e l’avanzamento di malattie e disturbi parodontali.

Come si esegue? Dopo un esame iniziale della cavità orale e la diagnosi del problema l’odontoiatra valuta le zone in cui intervenire. Individuata l’area, viene eseguita un’anestesia locale e attraverso uno strumento specifico, chiamato curette o cucchiaio chirurgico, lo specialista esegue le procedure di raschiamento della parete dentale sotto la gengiva per rimuovere il tartaro e la placca in profondità dalle tasche gengivali. Al termine del trattamento, per nulla invasivo, l’area del curettage gengivale viene disinfettata con un apposito liquido e dopo qualche giorno la gengiva del paziente tornerà ad aderire ai denti.

Quando è necessario farlo? Si ricorre a un curettage gengivale ogni volta che si è in presenza di un disturbo parodontale o di una gengivite, due problemi orali tra i più comuni e tra i più frequenti su cui è bene intervenire sin dai primi sintomi.

Quali sono i postumi di questo trattamento? Uno svantaggio è che, dopo la cura, in seguito allo sgonfiamento della gengiva i denti possono essere più sensibili per alcuni giorni.

LA PULPITE

Cos’è la pulpite? La pulpite è un processo infiammatorio della polpa dentaria che, in gergo, viene chiamato “infiammazione del nervo del dente.” E’ una delle più comuni e frequenti cause di mal di denti.

Da cosa è causata ? Compare spesso come conseguenza di una carie dentaria, trauma dentale e parodontite (piorrea).

Quali sono i sintomi? Il dolore è il sintomo principale della pulpite, la cui intensità – da lieve a moderata – è sempre accentuata da stimoli termici (caldo/freddo), chimici (dolci e zuccheri) o meccanici (masticazione).

Come si cura? Il trattamento della pulpite consiste nel minimizzare i sintomi (dolore) e nel rimuovere la causa responsabile del processo infiammatorio. La cura per la pulpite è relativamente semplice; tuttavia, quando l’infiammazione non viene accuratamente trattata, il dente può andare incontro ad un processo degenerativo-necrotico (perdendo la propria vitalità). In simili circostanze, la pulpite richiede la devitalizzazione, la rimozione parziale della polpa o l’estrazione del dente.

Si può prevenire? La miglior cura per la pulpite è la prevenzione . Dato che la maggior parte delle pulpiti è conseguenza di processi cariogeni, l’adozione di alcuni semplici accorgimenti alimentari, abbinata alla correzione di uno stile di vita scorretto e controlli periodici dal dentista può prevenire l’insorgere della pulpite.

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